Aveva ragione Mihajlovic. Dal rombo al 4-4-2, è la resa di Brocchi

Miracolo non è stato. La Roma si dimostra squadra forte, collaudata e dominante e a San Siro, nell’ultima giornata di campionato, ha vinto con pieno merito e convinto, battendo con un secco 3-1 un Milan inconsistente, molle e confusionario. Il ritorno in Europa, a meno di clamorose sorprese nella finale di Coppa Italia, slitterà di un altro anno: il Diavolo fallisce l’obiettivo 6^ posto e centra la terza stagione fallimentare consecutiva. Un disastro sportivo in piena regola per i rossoneri e un’amarezza enorme per Brocchi, il quale eredita da Mihajlovic un Milan in Europa e lo conduce fuori dalle coppe. Solo un trionfo contro la Juventus il prossimo 21 maggio, al momento più di una mission impossible, potrebbe aggiustare un’annata che, a conti fatti, sarebbe un fallimento totale con un responsabile preciso: Silvio Berlusconi.

Siamo d’accordo con l’ex mister della Primavera: a mancare più di tutto, ieri sera, sono state la cattiveria, l’attenzione e la testa. Tutti elementi indispensabili, al di là di moduli, schemi e tecnica, per ottenere risultati. Ma Milan-Roma, al di là dell’aspetto psicologico, ha offerto l’ennesimo desolante spettacolo calcistico a tinte rossonere: la totale mancanza di gioco, di compattezza e d’unione di intenti. Amplificato, peraltro, dall’inadeguatezza tecnica, atletica e caratteriale di gran parte della rosa. E se alcune scelte di Brocchi fanno discutere (Romagnoli terzino sinistro, Alex-Mexes preferiti a Zapata, Locatelli playmaker titolare), la virata a gara in corso dal suo fidato 4-3-1-2 al 4-4-2 di mihajloviciana memoria impressiona e colpisce. Perché fa a pugni con quanto fatto e professato dal suo approdo sulla panchina milanista, sconfessa la scelta di Berlusconi e (di fatto) da ragione all’ex allenatore.

Mihajlovic

Sinisa, più di chiunque, aveva capito i limiti e le mancanze di questo Milan. Partito anche lui con l’idea di proporre il 4-3-1-2 e una filosofia di gioco propositiva, il serbo ha dovuto ripiegare su un 4-4-2 più solido, coperto e attendista, inframezzato da un 4-3-3 con i medesimi principi di gioco: la mancanza di mezzali con passo e tecnica, l’assenza di un vero trequartista e il problema strutturale nell’occupazione degli spazi ha scoraggiato a proseguire sulla strada del rombo. Anche per esaltare le caratteristiche dei singoli più importanti (offrire spazi e campo a Bacca, ma anche permettere a Bonaventura di giocare da “falso” esterno sinistro con licenza di accentrarsi) e dare più certezza e solidità al fragile reparto difensivo. Brocchi lo ha capito contro la Roma, riproponendo il 4-4-2 di Mihajlovic per dare più ordine e sostanza a una squadra in balia delle sfuriate giallorosse. Cambiare tutto perché nulla cambi: il Milan si conferma un immobile Gattopardo. L’ultima speranza, forse, arriva dalla Cina…

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