Caro presidente, il tempo è denaro

2 aprile 2015: Per Silvio Berlusconi "la vendita del 75% del Milan ai cinesi è cosa fatta". Lo riporta Askanews.

Milan ai cinesi sì, Milan ai cinesi no. Un giorno la squadra sembra vicinissima a seguire le orme dell’Inter  e passare in mano ad altri vertici ed altra gente, il giorno dopo sembra non se ne voglia fare più niente e continuare senza cambiare gli Stati generali. Ad ogni modo, la settimana prossima dovrebbe essere quella decisiva per capirne di più e per sapere come, nel bene o nel male, finirà questa storia. Silvio Berlusconi, a quanto pare, sembra indeciso tra la spinta di tifosi e famigliari che gli chiedono di vendere ed il suo cuore che gli consiglia di restare ancora in sella al Milan, nonostante la logica dovrebbe portarlo da tutt’altra parte. Una cosa è certa: più passa il tempo e più sarebbe grave non cedere.

Portare troppo per le lunghe questa storia, infatti, potrebbe causare solo dei disagi dal punto di vista organizzativo e programmatico per quel che riguarda la prossima stagione. Il Milan, al momento, non ha ancora iniziato a pensare al mercato, non ha ancora ufficialmente un allenatore e non sa ancora chi si occuperà di mercato ed è l’unica squadra di Serie A a versare in questa situazione di paradossale incertezza. Il Presidente, con la lunga serie di clausole e di incertezze, sta allungando i tempi e difficilmente scioglierà i suoi dubbi (guarda caso) prima dei ballottaggi comunali di domenica 19. Se si dovesse cedere, cambierebbe tutto e la rivoluzione riesce meglio se si comincia in tempi ragionevoli.

Se, ipotesi probabilissima ormai, si dovesse arrivare a metà mese senza aver preso una decisione, invece, sarà stato tempo perso inutilmente, senza aver combinato nulla e con una stagione da affrontare con pochi soldi e con un malcontento generale diffusissimo. Il Presidente Berlusconi, quindi, che continua a tergiversare sulla decisione, in caso di no ai cinesi avrebbe il mondo addosso più di prima e questo sarebbe davvero un ulteriore problema grave per la squadra che verrà. Più passano i giorni e più solo il sì avrebbe senso, oltre che rispetto verso i tifosi che sono sul piede di guerra e, certamente, non mancherebbero di far sentire la propria voce il giorno del raduno, quando l’italianMilan di Brocchi ripartirebbe tra fischi, clima ostile e scetticismo.

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