Alla fine sarà ItalMilan, ma speriamo di no

DIMITRI BANNER 2014Viviamo giorni strani, incerti, difficili da decifrare, in cui le speranze si mescolano con la dura e triste realtà e fanno fatica a vincere il duello. La prima metà di giugno è passata da poco e quello che sarebbe dovuto essere il termine ultimo per una svolta sulla probabile cessione del Milan, è diventato solo una tappa, l’ennesima, d’attesa. Negli ultimi giorni a tenere banco è stato l’intervento a cuore aperto di Silvio Berlusconi e tutti gli altri discorsi sono passati in secondo piano. L’unica cosa certa resta che le trattative coi cinesi si sono bloccate e al momento si è rimandata qualsiasi decisione in merito. Uno stop che, nonostante il motivo appaia alquanto doveroso, non fa presagire nulla di buono al tifoso rossonero.

La trattativa esiste, anche se molto difficile, e la variabile Berlusconi (che infondo sembra non essere davvero così convinto di vendere) può far crollare anche quello che dall’esterno sembra essere un affare che non ha un solo motivo logico per cui dovrebbe fallire. Vedere il Milan in mano cinese farebbe sicuramente effetto, sarebbe una rivoluzione copernicana che potrebbe far storcere il naso a molti, ma la prospettiva di un ItalMilan con zero investimenti, zero programmi ed investimenti, una squadra mediocre fatta di un misto tra vivaio, giocatori sopravvalutati ed un allenatore inesperto fa venire i brividi lungo la schiena a tanti sostenitori rossoneri. stanchi dell’andazzo degli ultimi anni.

Berlusconi non intende cedere perché vuole essere sicuro che i cinesi investano, cosa che lui comunque non farebbe mai, o almeno non più come da lui stesso dichiarato. E’ mai possibile che i cinesi investano così tanti soldi per poi indebolire o mantenere lo status quo della squadra? Quelli che vorrebbero comprare non sono né milanisti né mecenati, e lo farebbero solo per ricavare soldi dal Brand Milan in un bacino di potenziali clienti da circa un miliardo di persone, forse più, esportando il calcio nel Far East. E quale migliore occasione se non con quella squadra che ha dominato il mondo calcistico tra l’88 ed il 2007? Domande su cui riflettere, domande che farebbero pensare ad una soluzione che accontenterebbe i tifosi, che tornerebbero ad avere una squadra competitiva, e la società per il buon investimento fatto.

Ma, come detto prima, la logica si scontra con dinamiche personali incontrollabili, e certamente da qua fino alla fine di giugno se ne sentiranno delle belle. Ormai, purtroppo, si fa largo l’idea che non se ne farà nulla, si arriverà ad un rinvio senza deadline, si dirà che ci sono altri potenziali acquirenti con cui inizieranno trattative o discussioni, se ne andranno Bacca, Bonaventura e forse qualcun altro, si daranno 24 giocatori in mano a Brocchi, si chiederà ai tifosi di avere pazienza a faremo l’ennesimo campionato anonimo, con una posizione finale tra decimo e dodicesimo posto. Un circolo vizioso, un vortice dal quale sembra davvero difficile uscirne ora. Certo, questo è uno scenario catastrofico, forse dettato anche dalla speranza di avere torto, ma è davvero difficile al momento riuscire ad intravedere la luce in fondo al tunnel.

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