Sacchi non crede ai cinesi. Solo lui?

DI RIENZO BANNER 2014Piermaurizio Di Rienzo è giornalista professionista dal 2006 e coordinatore dei contenuti di SpazioMilan.it dal 2012. Dopo quasi un decennio di redazioni (Il Giornale, Leggo, Libero, Radio Lombardia e Sole24Ore), si è occupato per oltre due anni della comunicazione di alcune tra le più importanti manifestazioni fieristiche europee per poi intraprendere la strada di Food&Beverage Manager e CEO di una società del settore moda a Milano. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” ogni domenica su Radio Reporter. E’ direttore editoriale della free press pomeridiana Mi-Tomorrow.

Non c’è troppo da “stupirsi dello stupore” di Arrigo Sacchi di fronte all’ipotesi di un addio di Silvio Berlusconi al “suo” Milan. Eppure le dichiarazioni dell’ex tecnico (“Non ci parlo da parecchio tempo ma mi sembra incredibile che lui venda“) suonano come un bluff (l’ennesimo) che non lascia esattamente presagire fumate bianche immediate. Il primo punto è la “bugia” di Sacchi, che ha pranzato con Berlusconi e Galliani non più tardi del giorno dei funerali di Cesare Maldini (il 5 aprile scorso): non proprio un’eternità. In quell’occasione il Presidente ha chiesto esplicitamente al suo ex allenatore di consigliargli il tecnico ideale per il Milan del prossimo anno. Sappiamo come andò: Sacchi votò per Di Francesco. Poi le cose presero una piega diversa con l’esonero di Mihajlovic, l’arrivo di Brocchi e tutti i guai connessi.

Il secondo punto sta nel nuovo tira-e-molla che ricorda molto la trattativa estenuante con Mr. Bee. Oggi Berlusconi continua a ripetere: o i cinesi comprano impegnandosi a investire pesantemente nel rafforzamento della squadra oppure facciamo un Milan di giovani italiani, di ampio respiro. Poi le contraddizioni fioccano visto che il primoa acquisto, Vangioni, è argentino e non è neppure giovane (29 anni). Cosa c’è dietro tutta questa manovra? La sensazione è che ci siano tanti proclami elettorali, a pochi giorni dalle elezioni amministrative che determineranno le sorti di Roma e Milano.

Di sicuro, l’ingresso della cordata cinese metterebbe fine all’era del doppio amministratore delegato, che, di fatto, è stata la più disastrosa sul piano sportivo. La prova dei fatti sarà abbastanza rapida. Nei giorni scorsi Berlusconi ha chiarito di voler lasciare a una nuova proprietà che investa ogni anno “100-200 milioni di euro”. Il mercato è già iniziato e i progetti dei cinesi per la squadra dovranno essere rapidamente scoperti. Solo così il negoziato potrà prendere una forma reale. Non da ultimo permane il mistero su quanto sia un affare per gli imprenditori cinesi (chiunque essi siano) investire nel calcio italiano. Per di più in quello da rilanciare.

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