30 anni di Milan, un successo: grazie Presidente

Venerdì 5 agosto. Una data storica, una data da segnare in grassetto negli annali, una data che chiude un’era e ne apre un’altra, si spera almeno la metà vincente e fortunata. Ieri è arrivata l’ufficialità, dopo più di un anno di voci e presunte trattative, su quello che in tanti speravano accadesse, ma che sembrava sempre un po’ troppo lontano dalla realtà. Il Milan cambia ufficialmente proprietà e da qui a fine anno verrà posto nero su bianco su un passaggio di proprietà che cambierà per sempre la storia di quello che fino a poco fa era il club più titolato al Mondo. Su queste pagine in molti, il sottoscritto per primo, aveva auspicato questo cambiamento radicale, questa svolta necessaria e aveva criticato, soprattutto negli ultimi tre anni, anche aspramente, l’operato dell’ormai vecchia gestione. A conti fatti, però, appare giusto cercare di analizzare in maniera lucida e giusta quello che è stato l’operato della famiglia Berlusconi e di tutto ciò che ruotava attorno.

Dall’orlo del baratro un imprenditore caparbio e dalle idee chiare, ormai trent’anni fa, ha preso una società che aveva subito l’onta della Serie B per ben due anni che non era alla ribalta da ormai troppi anni e l’ha fatta diventare la squadra più bella, vincente e temuta al Mondo. Cinque Coppe dei Campioni, divenute poi Champions League, sette Scudetti, una Coppa Italia, tre Coppe Intercontinentali (di cui un Mondiale per Club), cinque Supercoppe Europee, sei Supercoppe italiane. L’elenco delle gioie dell’epopea berlusconiana è sterminata ed è diventato il fiore all’occhiello del Diavolo. Tutti questi successi sono stati spesso accompagnati da un gioco spettacolare, da idee innovative e da progetti vincenti. Il Milan è diventato modello in Italia, in Europa e nel Mondo e gran parte del merito è da attribuire al suo mentore, al suo capo, al suo ideatore: Silvio Berlusconi.

DIMITRI BANNER 2014A parte le ultime tre stagioni vissute tra depressione, umiliazioni e figure poco consone ai colori indossati, i meriti sono tanti, troppo, da poter essere cancellati così facilmente. Il Milan di Sacchi ha insegnato calcio in giro per il mondo, ha dato per la prima volta ad una squadra italiana la fisionomia di un modello da esportare  e da seguire, con il suo calcio offensivo e spettacolare, nato per comandare il gioco, per imporre le proprie idee agli avversari, per restituire dignità ad un movimento calcistico troppo spesso disprezzato. Partite indimenticabili, gol da fantascienza, successi irripetibili, sono state consegnate agli annali e rimarranno per sempre nella memoria di tutti gli amanti di questo sport, oltre che di tutti i milanisti. Da lì in poi sono nati almeno altri due Milan diversi, ma altrettanto indimenticabili e vincenti. Dal Milan degli imbattibili di Capello, insuperabili in Italia, ma un po’ troppo sfortunati in Europa, al Milan dei bellissimi di Carletto Ancelotti.

In questi trent’anni il tifoso rossonero ha gustato squadre incantevoli, ma soprattutto calciatori che passano una volta nella storia di ogni squadra. Dalle bandiere storiche come i Maldini, i Baresi, gli Albertini e i Costacurta, ai fuoriclasse da far brillare gli occhi, come i Van Basten, i Gullit, i Rijkaard, Kakà, Nesta, Shevchenko, Ibrahimovic e tanti altri ancora. Il tifoso del Milan può solo ringraziare chi ha reso possibile tutto questo, chi anche e solo per amore ha avuto tante riserve prima di cedere il suo giocattolo più bello, convinto come non mai che, solo questa decisione, potesse far tornare il Diavolo ai fasti di un tempo. Ora, è ancora troppo presto per fare pronostici, per sognare e per immaginarsi scenari possibili, ma non sarà mai troppo tardi per rivolgere un sentito ringraziamento a chi ci ha reso grandi, a chi ha costruito un sogno durato trent’anni, un sogno chiamato A.C. Milan.

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