Al diavolo il bel giuoco, Montella fa come può. Milan pieno di giovani in campo: la vera vittoria

Il Milan si è regalato una notte da leoni, analizza La Gazzetta dello Sport, battendo la Lazio e salendo al secondo posto in classifica (al pari della Juve). Conquistando i 3 punti con l’Udinese si parlerebbe di primato solitario, ovviamente col senno di poi e una  gara in più. Vietati sogni proibiti, anche se la vittoria di ieri ha detto che il Diavolo si è liberato del totem del “bel giuoco”, sacro per Silvio Berlusconi, e non si vergogna di giocare come può. Se hai una punta fulminante come Bacca, giusto dedicarsi alla caccia del contropiede perfetto: siamo al quinto gol in cinque giornate per il colombiano, media degna dell’Higuain dell’anno scorso.

Ai rossoneri il successo, ai biancocelesti il maggior controllo della gara (maggior vantaggio territoriale e baricentro più alto). Simone Inzaghi ha dimostrato di avere idee, ma è stato tradito da errori individuali e meccanismi ancora imperfetti, invece Montella si è discostato dall’allenatore che era a Roma e Firenze. Basta col possesso esasperato, sono profondità e verticalizzazioni le sue nuove comete. Niente di cui vergognarsi, anzi nell’occasione una prova di cinismo. C’è sicuramente da essere orgogliosi dei prodotti del vivaio, in abbondanza italiani, in campo “in massa” a San Siro: sei Under-23 nei titolari. Aggiungiamoci, poi, l’ingresso nella ripresa del 18enne Locatelli. Cambio coraggioso, l’Aeroplanino – come con la Samp – gli ha affidato la cabina di regia spedendo Montolivo altrove. La linea verde comincia a dare i suoi frutti: il Milan non vincerà lo scudetto ma sta lavorando a un’ossatura giovane e azzurra, aspettando che i cinesi comprino 2-3 campioni in grado di trascinare la squadra.

calabria-immobile-spaziomilanLa Lazio si è presentata a San Siro, di base, con il 3-4-1-2: proprio la posizione da trequartista di Milinkovic è stata la mossa che pronti via ha sorpreso Montolivo – quasi schiacciato su Paletta e Romagnoli – e compagni. Sofferenza sì, ma al 37′ l’errore grossolano di Parolo – colpevole pure la difesa – che ha aperto la strada a Kucka per una delle azioni più basiche ed efficaci del calcio: palla bassa e in profondità per la punta, che si invola verso la porta e in questo caso è glaciale a punire in rete. Niang ha chiuso i conti su rigore, procuratosi dopo una ripartenza e dopo le mosse – poco produttive – di Felipe Anderson e Keita. Non un grande Milan, ma più sensato rispetto a quello delle stagioni recenti. Risalita, forse ci siamo.

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