Quando svanisce il fiore all’occhiello

A distanza di 24 ore, a mente fredda e bocce ferme, è ancor più difficile riguardare la prestazione del Diavolo contro l’Udinese. Nel caldo pomeriggio settembrino, le divinità calcistiche hanno scherzato con la compagine rossonera, colpendola con il più classico dei proverbi londinesi: “Quando piove, diluvia”. Ed è così che, in una sfida ingolfata, ingarbugliata, attorcigliata e offuscata, i friulani strappano 3 punti insperati ed impensabili con una rocambolesca rete in coabitazione tra Perica ed Abate. Colpe non imputabili alla difesa, almeno in questo specifico giro, sfortunata ad essere infilzata da una beffarda deviazione. Il bandolo della matassa sta più avanti, una 30 di metri più in là, in quel reparto offensivo non pervenuto per 90′.

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La risposta sta nei numeri, che nel calcio non sono la verità assoluta, ma aiutano spesso a capire ciò che la mente ed il cuore faticano ad accettare. Contro i bianconeri, il Milan ha calciato in porta solo 2 volte. Basterebbe semplicemente questo per tratteggiare i contorni di un quadro dai colori spenti, dal soggetto poco attraente e dalla cornice non valorizzante. La critica, in massa, si è scagliata contro Bacca: reo, secondo tifosi ed addetti ai lavori, di non essere mai sostanzialmente sceso in campo contro l’Udinese. Il mantra, ormai, è arcinoto, ma sarebbe cosa giusta ripeterlo ancora una volta: Carlos è un superbo finalizzatore, uno dei migliori al mondo, ma finisce lì. Non è una punta di manovra, tantomeno un attaccante di movimento, per non parlare di un uomo offensivo completo e moderno. Bacca è Bacca, banale affermarlo, ma utile nel capire come il colombiano vada servito a dovere. I piedi per impostare non li ha, i colpi per saltare l’uomo con un dribbling profumato neppure, il cafeteros dipende al 99% dalla prestazione globale dei compagni.

Ergo, se la squadra non gira, Bacca non segna (o quasi). Dopo il flop contro il Napoli, ieri si è vissuto il secondo capitolo della saga: “Carlos disperso”. Quasi irriverenti le marcature di Felipe e Danilo nei suoi confronti, facilitate dalla incapacità di coinvolgere il proprio numero 70. Con un Bonaventura non in giornata ed un Suso abbandonato a se stesso nella pochezza tecnica rossonera, l’unico in grado di dettare “quella tipologia” di passaggi è stato Sosa, spentosi poi alla distanza. Inutile dunque attaccare brutalmente il puntero sudamericano, più corretto puntare il dito su di una manovra spenta prima, stritolata poi, dalle spire di un’Udinese corta ed organizzata. Dopo due giornate pirotecniche sul piano offensivo, con la bellezza di 5 marcature messe a segno, in un anomalo pomeriggio di San Siro svanisce il fiore all’occhiello del Milan montelliano. In attesa del ritorno di Niang…

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