Dai giovani al gruppo, un non mercato ma l’acquisto di Montella: il Milan ha cambiato testa

In estate hanno consegnato a Montella un Milan moralmente a pezzi e senza libretto di istruzioni. Tre mesi dopo, la creatura ha una sua struttura e soprattutto è al secondo posto. Squadra non certo da scudetto, sia chiaro, però l’allenatore ha grandi meriti per averla montata in semplici mosse, analizzate stamane da La Gazzetta dello Sport.

Si parte dalla mentalità. L’Aeroplanino settimana scorsa ha fatto giocare il gruppo a rugby: non cercava un pilone, solo una risata. Lo staff sta lavorando e insistendo sulla testa, dopo anni di shock, e sulle motivazioni: la rosa viene considerata normale, ma a Milanello la considerano da altissima classifica e cercano di convincerla mostrandogli i video con le azioni più positive. I rossoneri hanno vinto la gara chiave in rimonta, risalendo dall’1-3 col Sassuolo. Con il Chievo, invece, sull’1-2 di Birsa hanno retto senza attacchi di cuore. Non è banale. Non si rimontava da fine 2015 (Frosinone) e poi vincere aiuta a vincere: 4 successi su 5 e zero sconfitte da più di un mese (Udinese). Il Diavolo vive in isolamento, compattato e senza distrazioni grazie alla volontà del tecnico di rendere quasi sempre off limits gli allenamenti. La festa sotto la Curva Sud al Bentegodi è un segnale. La notizia più bella arriva dalla difesa, concreta ed equilibrata nonostante un inizio pieno di sbandamenti. Locatelli, per esempio, domenica è rimasto guardingo a coprire: così vuole Vincenzo, per la creatività c’è tempo. Mossa saggia: adesso ci si sbilancia raramente, pochi i momenti complicati e buona la gestione del ritmo (basso) delle partite.

Il mercato è stato complicato, scivolato da Musacchio a giocatori molto meno costosi. Montella ha accolto e guardato, puntando però sulla vecchia guardia. Sosa ha cominciato discretamente salvo eclissarsi in mezzo a problemi fisici e prove deludenti; Vangioni resta un fantasma; Gustavo Gomez una riserva; Pasalic un esperimento da amichevole; Mati Fernandez infortunato. In campo Paletta, Kucka e Bacca, i quali hanno rischiato – casi diversissimi – la cessione.

esultanza-milan-sassuolo-smQuestione modulo. Il 4-3-3 sembra un dogma, sicuramente un merito perché rende chiaro il progetto: la formazione di Verona per 8/11 era uguale a quella dell’esordio di campionato (Torino), 9/11 con Bacca. Il mister ha valorizzato diversi calciatori in sospeso: Suso e Niang, scelti immediatamente come ali offensive evitando l’esperimento Lapadula, l’avanzamento costante di Bonaventura o il tentativo Luiz Adriano. E con Zapata ko si è fidato di Paletta. Due riserve e mezzo promosse a punti di riferimento. Intuito. E che coraggio a lanciare i giovani Locatelli (’98) e affidarsi ciecamente a Donnarumma (’99), Calabria (’96), Romagnoli (’95) e appunto Niang (’94). Infine la fortuna, non proprio un merito ma un fattore decisivo: il gol annullato e il palo di Muriel a Marassi, il rigore di Ilicic, la goffa rete su rimpallo di Bacca. Serve anche questo per puntare all’Europa.

(Foto in evidenza: AcMilan.com)

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