Quando Paletta mutò in Yepes

A caldo, nel momento stesso nel quale la rete abbraccia la palla, è difficile pensarci. Passano i minuti, scorrono i replay e nelle menti dei tifosi rossoneri lo scenario cambia drasticamente: San Siro rimpiazzato dal sole del Via Del Mare, il Sassuolo cambia i propri colori sociali nel giallorosso e Paletta, come in una narrazione kafkiana, muta il proprio aspetto fino a prendere le somiglianze di Mario Yepes. Impossibile non tornare con la testa a quel mezzogiorno del 23 ottobre 2011, giornata nera per lo sport italiano, macchiata per sempre con la perdita di un grande tifoso del Diavolo come Simoncelli. A distanza di 5 anni, la storia si ripete senza fornire risvolti sgraditi, semplicemente una pazza domenica di pallone, unita a quella sfida da un’infrangibile fil rouge.

Yepes

I leitmotiv sono troppi per poter pensare che sia semplice coincidenza, o fortuna. Il gol del vantaggio, dopo una rimonta impossibile, firmata da un protagonista inatteso: ieri era il leader difensivo colombiano, oggi è un silenzioso ma autoritario italoargentino, non proprio due bomber di razza. Il calcio si diverte con simile materiale, e nei 90′ del Meazza butta lì altri appigli di boatenghiana memoria: il cross da sinistra di una mezza punta, allora Cassano, oggi Niang,  e lo stesso tecnico costretto a subire gli scherzi delle divinità della sfera, Di Francesco con il Lecce, Di Francesco con il Sassuolo.

Da attento conoscitore della materia, un simile paragone non poteva scappare – e non è scappato- nell’immediato post partita all’amministratore delegato rossonero, Adriano Galliani: “E’ stata un’impresa. Non so se possa cambiare la stagione, non mi piace fare previsioni. Una rimonta così mi ricorda quella di Lecce, Paletta ha fatto come Yepes“. Quel Milan, fresco vincitore dello Scudetto, ha poche, pochissime, somiglianze a quello attuale: ridimensionato, più povero di talento e alla spasmodica ricerca di un ritorno europeo; soltanto i colori societari e le sedi di allenamento non sono cambiate. Un solo giocatore di quella rosa è tuttora presente: Ignazio Abate che, contro il Lecce come con il Sassuolo, gioca da titolare sulla fascia destra, raccogliendo critiche negative e discordanti. Per un giocatore arretrato che non gode dei favori dei tifosi, ce n’è uno che senza alzare la voce ha saputo strappare applausi: Gabriel Paletta, reale valore aggiunta della difesa di Montella. Il centrale ex Boca e Liverpool, senza rapire gli occhi degli esteti, si è prima guadagnato i gradi da titolare e poi quelli di intoccabile, fornendo prestazioni solide settimana dopo settimana. Lo stacco di testa come premio del duro lavoro arretrato, rubando un colpo alle pagine del manuale del gol del suo amico fraterno Hernán Crespo. Paletta come Yepes, Montella come Allegri nella speranza che possa, in qualche modo, replicarne i fasti dei primi anni meneghini.

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