Una richiesta di matrimonio indiretta, lo spinoso caso Maldini

Dopo un estate di inseguimenti, arriva il contatto ufficiale e diventa impossibile non parlarne. L’universo rossonero è letteralmente esploso alla notizia dell’offerta manageriale fatta recapitare all’ex leader del Diavolo, creando spaccature nette e decisamente contrastanti. Ci vuole calma ed equilibrio nell’analizzare la vicenda, anche perché quando si mischiano soldi, passione, fede rossonera, ricordi di un glorioso recente passato ed una società nascente, il rischio di creare un mix esplosivo è alto, altissimo. Le sue parole, rilasciate prima a Sky Sport e poi ai colleghi de La Gazzetta dello Sport, dicono qualcosa di significativo, questo è certo, ma lasciano intendere un iceberg sommerso da dover esplorare.

Fassone

Partiamo dalla fine, pare strano da scrivere ma è così: Paolo non dice sì e non dice no. Nonostante il pessimismo in ambienti molti vicini alla stanza dei bottoni, la situazione è più aperta di quanto si possa pensare. Solitamente sono i dettagli a fare la differenza, e anche per questa situazione vige lo stesso pensiero: perché mai una persona dovrebbe incontrarsi 4 volte (ripeto ben 4 volte) con un potenziale “datore di lavoro”, se non fosse interessata all’ipotetica occupazione? Voi lettori che fareste? Foste scettici fin dal primo incontro, vi alzereste subito ringraziando per l’occasione. E anche per il leggendario capitano rossonero le cose non sono andate diversamente. Se dopo 4 meeting il riavvicinamento prosegue, significa che l’intenzione di ricongiungersi proviene da ambo le parti, con ovvie differenze nella modalità e nelle tempistiche. L’offerta è giunta al numero 3 milanista via Marco Fassone, ad in pectore del Milan, non tramite contatto diretto con i futuri proprietari, ed è proprio qui che la vicenda vive la prima brusca frenata. Paolo esprime il desiderio chiaro, e cito testualmente, “di conoscere la proprietà, di sentirmi dire direttamente da loro cosa si aspettano da me, di vedere che condividono con me il loro progetto“. Una richiesta fattibile e assolutamente sacrosanta, nel totale rispetto degli accordi non scritti presi con Fassone.

Ora non resta che attendere la risposta cinese. Che non dovrà venire tramite mezzo stampa o via comunicato, ma specificatamente a diretto interessato. Non importa come, ciò che conta è che avvenga questa chiacchierata, telefonata, conference call, cena, incontro, qualsiasi cosa succeda, basta che Maldini abbia una risposta chiara e pertinente. Se i futuri proprietari di Casa Milan dovessero (come ormai sembra) avere piani chiari, semplici, definiti ed improntati alla grandezza, la sensazione è che Paolo non debba avere molti problemi nel firmare. Ma senza un faccia a faccia, premessa cruciale per tutta la vicenda, certamente non si farà nulla. Posta questa enorme prima pietra per la costruzione di una nuova storia, la palla passa definitivamente al capitano di tante battaglie. Qualora i cinesi dovessero essere chiari nei suoi confronti, confermandogli il ruolo proposto da Fassone ed entrando nei minimi dettagli delle libertà e degli impedimenti concessogli, una replica negativa dell’interessato sarebbe da leggere come un errore, senza se e senza ma. Sarebbe un no celato dietro alla richiesta di maggiore potere, passo falso madornale per un possibile dirigente senza esperienze. La questione resta aperta e vive su di un fraintendimento di “coppia”: da sposi quali sono Maldini ed il Nuovo Milan, Paolo si aspetta la richiesta diretta dal futuro convivente; e non che un parente stretto, nelle vesti di Fassone, avanzi la proposta in sostituzione del coniuge.

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