Locatelli non è Gigio. Analisi di una gestione non scontata

Albertini, Rivera o Ambrosini? Per Manuel Locatelli, astro nascente del Milan e del calcio italiano, i paragoni illustri si sono sprecati. Accostare calciatori in attività a campioni del passato, d’altronde, è sempre suggestivo e fascinoso sia per i tifosi sia per gli addetti ai lavori. E se per Locatelli sono raffronti onorevoli, soprattutto in proiezione futura, la realtà parla già chiaro: il “73” rossonero è uno dei cardini del sorprendente Milan di Montella. Titolare indiscusso e leader della mediana, unico per caratteristiche tecniche nella rosa dopo il ko di Montolivo, ha conquistato tutti a suon di reti, prestazioni maiuscole e personalità. Piedi buoni, visione di gioco, ma anche la struttura fisica e il senso della posizione necessari per tenere botta in una zona nevralgica come quella del “4”: i troppi errori tecnici, dati dall’inesperienza, sono comprensibili e fisiologici. La perla è la rete dell’1-0 alla Juventus, grazie alla quale il Diavolo è tornato a sconfiggere la Vecchia Signora e si è candidato a pieno titolo nella corsa al podio.

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È tutto bello e magico per Locatelli in questo folgorante avvio di carriera. Ma il Milan e i milanisti, al netto di una giustificabile euforia attorno a questo ragazzo, hanno un preciso dovere: proteggerne il talento, fragile e a rischio per la giovane età e per le abnormi pressioni a cui è sottoposto. Una gestione oculata sarà fondamentale per portare a pieno compimento un processo di crescita graduale, che non bruci le tappe e non salti tutti gli step necessari per il suo pieno sviluppo: le sempre più alte responsabilità non fanno bene a un 18enne che deve avere la possibilità di sbagliare, di mancare di continuità e di prendersi pause nell’arco di una stagione. E non aiuta che Montella, volente o nolente, sarà “costretto” anche in futuro a utilizzarlo spessissimo, perché Loca è l’unico mediano davanti alla difesa a disposizione: pesa l’infortunio di Montolivo, ma anche un Sosa sinora sottotono e non ancora adattato pienamente al ruolo di playmaker.

Un possibile problema Locatelli, dunque, c’è. E se esiste un precedente che è decisamente incoraggiante come quello di Donnarumma, la ragione spinge ad avere prudenza. Perché se è vero che Gigio, da portiere e da 16enne, è divenuto titolare indiscusso del Milan senza mai incappare in cali di tensione o rendimento – e anzi assurgendo a deus ex machina rossonero – è altrettanto vero che è un’eccezione: Locatelli, nonostante abbia tutti i numeri giusti per fare una bella carriera, non ha le stesse stigmate del fuoriclasse. E dovrà avere la possibilità di sbagliare e di rifiatare. Ciò che fa ben sperare, in tutto, è Vincenzo Montella. Mai sopra le righe, tatticamente preparato, ma soprattutto equilibrato, saggio e assennato, sembra l’uomo giusto a cui affidare la gestione e la crescita dei nostri tanti giovani: la calma e la tranquillità, d’altronde, sono le sue parole d’ordine. E se arrivasse anche un rinforzo dal mercato…

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