SM RELIVE/ Galliani a Milan Tv: “Le mie ultime 3 settimane al Milan, poi non rimarrò. Vi svelo aneddoti su Rivaldo, Kakà, Dzeko, Totti e Figo. Donnarumma…”

Giornata importante per il mondo Milan. Dopo l’amichevole interna appena conclusa a Milanello, l’agenda rossonera è ancora piena, grazie alla presenza di Adriano Galliani negli studi di Milan Tv. L’ad del Diavolo parlerà di tutti i temi di strettissima attualità rossonera, chiacchierando per almeno un’ora con i colleghi presenti ed i tifosi che potranno interagire tramite i social. Non perdetevi nulla, nemmeno una dichiarazione grazie alla nostra diretta testuale! Tutto live, tutto su SpazioMilan.it!

LE PAROLE IN DIRETTA

Termina qui la puntata speciale di Milan Talk con ospiti Galliani, Capuozzo ed Abbiati.

Rapporto con Bronzetti: “Ci conosciamo dagli anni 70′ e tutto nacque in uno scambio tra Monza e Cavese. Cedemmo un trequartista per un difensore centrale, da lì nacque un grande rapporto, diventammo molto amici. Da lì in poi portammo avanti una relazione amichevole per 40 anni. Dopo il derby dello scorso anno, mi chiamò con un filo di voce ed era euforico, fu l’ultima cosa che vide… Mi commuovo ancora a pensarci e purtroppo è mancato. Non smise mai di ringraziarci, nacque una grande collaborazione tra Milan e lui, nel frattempo tesse rapporti stretti con Perez e Madrid in generale. Tutte le operazioni con le spagnole passavano da lui“.

Sui primi gol al Milan di tacco di Rivaldo e Lapadula: “Lo annullarono al brasiliano, me lo ricordo bene, e diventai pazzo”.

I riti di Galliani: “La cravatta assolutamente, quando vinco non la cambio mai“.

L’acquisto di Kakà: “Lo spingevano tanto Braida e Leonardo e io ebbi l’intuizione di vende un’extracomunciatorio per liberagli il posto in rosa. Se non avessimo avuto pronto il posto per Kakà, sarebbe cambiata la nostra storia e non sarebbe mai arrivato. Scouting merito 50/50 per Braida e Leonardo ed una piccola parte a me che ho creato quel buco“.

Su Rui Costa: “Grandissima persona che seppe comportarsi al meglio. Nonostante l’esplosione di Kakà, lui ebbe l’onesta di dire ‘questo è più forte di me‘. Rarità incredibile nel calcio“.

Futuro di Abbiati in società: “Spero che ci entri perchè merita per conoscenze, qualità e capacità. E vi svelo una cosa, se non ci fosse stato questo cambio dirigenziale, avrei provato io a farlo entrare nel Milan. Spesso i secondi e terzi portieri, si comportano male nei confronti dei successi altrui. Lui no. È sempre stato sincero verso Donnarumma, facendolo crescendo e congratulandosi sempre, facendosi poi trovare pronto quando chiamato in causa“.

Il rapporto con la città di Belgrado: “All’intervallo di quella sfida, noi eravamo convinti che Donadoni fosse morto. Il ragazzo non respirava più e gli ha salvato la vita un’inferiore che entrò in campo. Andai poi a trovarlo in ospedale ma i ragazzi giocarono il secondo tempo con la consapevolezze che fosse morto. È una sensazione che mi porto dietro per sempre. Di Belgrado, di tante altre partite poi giocate lì, mi ricordo sopratutto quello“.

Sul possibile acquisto di Totti in passato: “Il presidente ha sempre detto che come noi amiamo le nostre bandiere, dobbiamo saper rispettare quelle degli altri“.

L’acquisto mancato di Dzeko: “Rimasi nascosto per 3 giorni a Sarajevo nella speranza che nessuno mi vedesse. Io e Ariedo (Braida) ci chiudemmo in un albergo, fu incredibile perchè in tutta la struttura c’eravamo solo noi due, ma non riuscimmo nell’operazione“.

Dubbi in 30 anni: “Certamente, anche perchè io sono molto critico su me stesso. Ci sono tante cose che avrei voluto fare meglio ed altre che avrei voluto fare, ma come in tutte le vite di chiunque. Impossibile in un’esistenza dare il 100% senza mai fare un errore. Però dai, qualcosa è stato fatto direi…“.

Aneddoto sul primo tentativo di acquisto di Rivaldo: “Quella sera di Milan-Real Madrid provammo a prendere Rivaldo con il suo procuratore, ecco perchè non ero a San Siro e all’epoca era ancora il vero Rivaldo, non quello che arrivò due anni dopo. Ma anche con Figo fui vicinissimo, avevamo l’accordo con noi ma poi rinnovò con il Barcellona… Ma ho tante storie in 30 anni, prima o poi andranno raccontate”.

I luoghi preferiti a Milano: “San Siro, Forum di Assago, Casa Milan e la Nuova Arena. Aggiungendo la sede della Lega Calcio (ride, ndr). Ma non ho preso nessun tipo di decisione, candidature o cose simili. Veramente, penserò a che fare solo dopo il closign. Concorderò il tutto con Berlusconi, anche perchè abbiamo il nostro rapporto ancor prima del calcio, quindi non solo Milan“.

La rete di Hateley nel derby: “Indimenticabile, sovrastante, pazzesco. Ma ricordo anche un Monza-Milan 1-4 in cui segnò doppietta Jordan e si tolse due denti per giocare“.

Il problema del calcio italiano: “Sono gli stadi, sopratutto quelli vuoti. Anche perchè guardandoci dall’estero, i tifosi vedono le file vuote e hanno sensazione di uno spettacolo che non interessa a nessuno. In Inghilterra gli stadi sono più piccoli con maggiore visibilità, e si vedono più tifosi, quindi una partita sembra più attraente. Sistemati gli impianti, il nostro calcio tornerà grande, non più di transito“.

I ricavi da stadi: “La Juventus, con il nuove stadio, ha sempre e solo vinto. Non è merito dello stadio ma è anche merito dello stadio. Tifo presente, acustica straordinaria studiata in un certo modo. Gli stadi incidono sui ricavi ma ciò che realmente cambia, lo ripeto, sono i diritti tv. Sono convinto che anche in Italia avremo la stessa programmazione delle partite inglesi. San Siro dopo le ristrutturazioni nostre è un bellissimo stadio, peccato che in Italia ci siano molti stadi con piste d’atletica, peggiore la visibilità delle gare. Udine è un grande esempio per gli stadi nuovi, i Pozzo hanno fatto un lavoro straordinario“.

La crescita del calcio: “Nel 1963, La Gazzetta dello Sport mise in secondo piano la nostra vittoria di Champions per fare spazio al ciclismo. Logico che sia cambiato completamente tutto, la tv ha cambiato la gerarchia del calcio europeo. Nei ’60/’70, gli introiti erano solo gli stadi. Chi nasceva in una grande squadra, finiva in quella grande squadra. Poi si formano degli scalini immensi tra campionati, oggi quello inglese vale 3 miliardi mentre quello scozzese qualche centinaio di milioni per fare un’esempio. I diritti tv hanno cambiato completamente la storia del pallone. Se ricordate, prima c’erano grandi squadre olandesi e belga, oggi ci sono ancora ma hanno peso ed importanza perchè ci sono squadre che incassano 10/20 volte rispetto a loro“.

Sui cicli vincenti: “Da Sacchi a Capello fino ad Ancelotti non ci siamo mai fermati, raggiungendo ogni anno una vittoria, una finale o almeno un secondo posto”.

Top 11 dell’era Berlusconi: “Non mi piace farla perchè il calcio è cambiato moltissimo negli anni. È un po’ come il vestito di una donna, basta guardarlo un attimo per capire in che anni ci si trovi. Nella partite di Rivera, ad esempio, c’era tempo per guardare, capire e lanciare. Oggi è un contrasto continuo, ecco perchè è difficile fare paragoni in generale. Però se penso a Tassotti, Costacurta, Baresi e Maldini è logico che sia una difesa straordinaria, ma anche quella del 2003 in finale contro la Juventus, così come quelle di Ancelotti negli anni successivi. Non sono però in grado di fare una top 11, ricordo solo che abbiamo 8 Palloni d’Oro…“.

Su Donnarumma: “Mi sono ripromesso che non parlo del futuro di nessuno perchè non mi riguarderanno più dal 2 di Dicembre. Se volete vi parlo di tutto quello che è successo fino ad ora“.

La parata di Abbiati contro Bucchi: “Mi si era fermato il cuore. Lo vidi volare e vincemmo lo scudetto. Indimenticabile“.

La cessione di Shevchenko: “Quel giorno insistemmo tantissimo nel farlo rimanere. Il presidente davvero cercò di fare ogni sforzo per farlo rimanere qua, volevamo stracciare tutto per farlo restare qua. Ha fatto 176 gol con noi e diventiamo primi nel ranking europeo anche grazie a lui, decise comunque di andare al Chelsea. Avrebbe potuto superare anche Nordhal, ma rispettammo la sua scelta“.

La parata di Abbiati nella semifinale Champions 2003: “Al 90′ c’era solo Kallon davanti alla porta, mi si bloccò il cuore, ma il polpaccione di Abbiati disse no e la palla andò fuori. Senza quella parata non c’è Manchester e non c’è niente. È stata la sua polizza a vita, gli ha permesso di rimanere al Milan fin quando voleva giocare“.

Sugli anni passati: “Sommando trofei e secondi posti abbiamo raggiunto qualcosa per 45 volte. Anche arrivare secondo è tantissimo, significa essere davvero forte ed essere arrivati in fondo a qualcosa. Significherebbe per noi, Berlusconi e Galliani, 45 successi in 30 anni, davvero tanto“.

Anedotto per Sheva: “Dopo la Champions del 2003, facemmo una cena di gala e seduto al mio fianco c’era un famoso psicologo. Gli chiesi se fosse grave se ancora avessi avuto paura che Sheva potesse sbagliare il rigore, mi disse che ero irrecuperabile“.

Permanenza post closing: “Sembrerebbe proprio di no, ultime settimane di Milan dopo 30 anni di Milan. Passeremo dalla cronaca alla storia perchè tutto quello che di grande abbiamo fatto rimarrà ai posteri“.

Su Shevchenko: “Il più grande attaccante della storia moderna del Milan. Nordhal è difficile da ricordare nitidamente ma Andriy sì, e ancora tutto i suoi gol sono nella mente. Mi ricordo tutto di lui, fin dalla prima volta che andai a vederlo e presi l’influenza, faceva freddissimo quella sera a Kiev (ride, ndr)”.

Ecco Galliani: “Sono stati 30 anni di emozione pura. Ancora mi si accappona la pelle, per chi è tifoso è così“.

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