Bacca e Niang, le due facce della medaglia rossonera

Nella stessa partita, ci sono due incontri. Nello stesso reparto, ci sono due momenti opposti. Il primo tempo del Milan è difficile, impantanato, caotico, avulso, disordinato, qualcosa visto raramente in stagione. Pochi automatismi, difficoltà nello stretto, terzini bloccati, centrocampo assente: in poche parole, tutto ciò che temeva Montella nel preparare la gara. Nella ripresa, il Diavolo si infiamma, portando all’inferno con sé un Toro sornione ed appagato da 45′ da grande squadra. Ideologicamente, il primo tempo è il ritratto attuale di M’Baye Niang (entrato a pochi minuti dalla fine), mentre il gagliardo secondo tempo è l’instantanea di Carlos Bacca. Una punta tornata feroce e spavalda, l’altra intrappolata e stritolata da difficoltà interne.

Ora si può dire, Carlos Arturo Bacca Ahumada è tornato a segnare, per davvero. Dopo il match-ball contro il Cagliari, ecco la freddezza dagli 11 metri, roba non da tutti in questo momento di tumultuosi dischetti italiani. Forse è ancora presto per affermare come il colombiano sia rinato, ma il rinascimento del nativo di Puerto Colombia è ad una sola gara di distanza, la più insidiosa, contro il Napoli. Qualora l’ex Siviglia dovesse confermarsi caldo in zona gol, Montella potrebbe nuovamente tornare a sorridere sereno, conscio di aver rimesso nel motore della squadra un puntero dalle caratteristiche uniche in rosa e, in generale, nell’intero torneo. Capace di mettere la firma sugli ultimi 4 punti conquistati. Un finalizzatore di razza, magari poco appariscente, ma con un feeling vitale con la rete avversaria. E non solo.

Contro il suo primo tecnico in rossonero, Carlos ha messo in mostra qualcosa di mai visto in stagione. Sul pezzo, presente fisicamente e di testa. Pimpante, reattivo, pronto a battagliare di fisico e d’astuzia con Moretti e Rossettini. Bacca c’era, Niang no. Subentrato nel finale per spaccare la gara, M’Baye non è mai realmente uscito dalla panchina. Svogliato, superficiale nelle scelte, assente in fase difensiva, per l’immensa gioia di Montella e compagni: usciti senza voce dal terreno del “Grande Torino” per urlare contro il francese. Qualcosa non funziona, ed è qualcosa di realmente grosso. Vero, i minuti di ieri sera sono troppo pochi per esprimere giudizi o sentenza definitive, ma la situazione è stagnante da mesi. L’ex Caen è sparito, tristemente involuto da grande esterno offensivo a deludente ultimo cambio a disposizione. Avrebbe potuto fare qualcosa, ha fatto meno di niente. Facendo imbufalire il proprio tecnico. Minuti preoccupanti, nella speranza di non vederne più. Bacca e Niang, due facce della stessa medaglia rossonera.

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