Caso Niang: dopo l’irritante prova di Torino, club e allenatore si aspettano un cambio di atteggiamento

La luce in fondo al tunnel è ancora visibile, ma guai a fare un altro passo indietro verso il lato oscuro, che già troppe volte ha avvolto la sua carriera: parla così di M’Baye Niang l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, secondo cui gli inguardabili dieci minuti giocati lunedì contro il Torino hanno scavato un solco con tutto l’ambiente rossonero che lo circonda: allenatore, compagni di squadra, società e tifosi. Un atteggiamento indisponente, dovuto quasi sicuramente alle tante panchine degli ultimi mesi, che ha meritato la “tirata d’orecchie” da Montella a fine gara.

Di quei dieci minuti al “Grande Torino” non è piaciuto niente: nè la fase difensiva, col francese che non ha dato una mano in copertura ai compagni dopo l’espulsione di Romagnoli, nè in quella offensiva, con quel clamoroso ritardo sul cross di Abate nonostante fosse il più fresco di tutti. Insomma, tutta una questione di atteggiamento, che è un pò il suo tendine d’Achille, ma che quest’anno sembrava essere stato “curato”.

La parabola discendente, continua la Rosea, è iniziata a fine novembre quando un brutto virus influenzale gli ha fatto perdere l’ottima condizione fisica e soprattutto la titolarità, con quattro panchine nelle ultime otto (tra cui la Supercoppa). Ora tocca a Montella recuperare il francese, come ha già fatto con altri elementi della sua rosa; il tecnico campano gli rinnoverà la fiducia, chiedendogli però di ritornare ad essere un importante pedina del Milan nella corsa all’Europa.

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