Sarri suona la sveglia, il Milan torna alla realtà

Champions addio. Il giorno dopo di Milan-Napoli, in casa rossonera, mischia delusione e rabbia. Brucia la sconfitta per 2-1 rimediata contro Hamsik e compagni, onorevole per quanto visto sul campo e tutto sommato non meritata, ma soprattutto frustra la classifica: il Diavolo ha perso il treno per il terzo posto. E stavolta, forse, in maniera irrimediabile: una vittoria nelle ultime cinque gare, sommate alla marcia spedita delle avversarie più credibili (Roma e Napoli) e all’a (Inter), spediscono i rossoneri a 6 lunghezze dal podio. E a poco importa la buona prestazione: ieri sera contava soprattutto il risultato, e questo ha premiato i partenopei. Il Napoli parte a razzo, è freddo nel portarsi subito sul 2-0 e poi impreciso nel fallire il 3-0 e nella gestione del pallone, ma non paga pegno e torna a casa con tre punti pesanti e decisivi, utili ad “ammazzare” un potenziale rivale per la Champions.

Il match, come accennato, è stato nel complesso equilibrato e con risvolti positivi anche per Montella. Milan-Napoli ha sicuramente meravigliato e soddisfatto il pubblico neutrale, grazie a due squadre messe in campo splendidamente per giocarsi e vincere la gara, ma è piaciuta anche dall’ottica rossonera: il Diavolo ha giocato ad armi pari contro un avversario di una caratura diversa per valori tecnici e organizzazione di squadra, dimostrando quella personalità e quella solidità già vista in stagione in partite complicate. Il sorprendente e traumatico inizio di gara totalmente di marca napoletana – sugli scudi il tridente Callejon-Mertens-Insigne, meravigliose l’armonia, la precisione e la pulizia del gioco di Sarri – non ha mandato al tappeto il Milan, bravo a rimanere psicologicamente in piedi e a reagire con forza al doppio vantaggio ospite. Senza tuttavia completare la rimonta: al triplice fischio è un 2-1 a testa alta, che non mortifica né disgusta soprattutto perché i berlusconiani hanno giocato per vincere e non per speculare su un avversario superiore, ma dispiace e delude.

L’analisi a freddo del match e del periodo rossonero non può che lasciare amarezza. Il Milan ha giocato bene, con coraggio e qualità, impensierendo una tra le primissime rose del campionato e la squadra con i migliori automatismi di gioco d’Italia, ma ha perso ancora dei punti sanguinosi per la propria classifica. Forse in maniera irreversibile: il Napoli può rappresentare il ko del “non ritorno”, del definitivo rientro alla realtà. Perché la serata del “Meazza” avvalora la tesi che da tempo trova spazio su queste pagine: la Champions League non può che restare un sogno proibito, velleità figlia di un incredibile inizio di stagione al cospetto di avversarie nettamente più collaudate e attrezzate sul medio-lungo periodo. L’ultimo mese di calcio ha normalizzato e rimesso il Milan sui binari e sugli obiettivi che più lo rispecchiano: la lotta per un 4°-5° posto Europa League, una bagarre affollata con Inter, Lazio, Fiorentina, Torino e forse anche l’Atalanta. E se arrivasse, sarebbe già un successo.

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