Nel corso di una lunga intervista rilasciata quest’oggi al Corriere dello Sport, l’ex giocatore ed allenatore del Milan Leonardo ha parlato del suo passato legato ai colori rossoneri: “La mia panchina rossonera รจ nata quasi per caso, o per intuizione di Galliani. Ero dirigente al Milan, dopo aver smesso di giocare e a un certo punto emerse il bisogno della societร di cambiare. Carlo Ancelotti aveva giร fatto tutto, un ciclo piรน che vincente, era venuto perรฒ il momento di ricostruire e pensarono di prendere una persona di casa per gestire la squadra, in un momento di transizione. Galliani mi ha parlato piรน di una volta e io ho rifiutato piรน di una volta. Ma sono molto contento di non aver detto di no, alla fine. Vivere il campo da allenatore รจ veramente affascinante, lo dividi con ragazzi che hanno meno etร di te, che stanno vivendo quello che tu hai vissuto. Ogni tre giorni una storia diversa, ogni tre giorni devi gestire sentimenti, idee, partite che appassionano ed emozionano milioni di persone. Eโ affascinante, veramente. Con il Milan abbiamo passato un ciclo di quattordici anni, ci sono stato come giocatore, come dirigente e dopo come allenatore quindi, ad un certo punto, ho considerato che i problemi emersi erano anche frutto di questo lungo tempo vissuto. Penso che fosse giusto finire perchรฉ si era creata una situazione interna difficile, in cui, specialmente il presidente Berlusconi, era arrivato forse al limite. Mi sembrava fosse una situazione difficile, per continuare. Ma forse ha pesato anche il mio costante bisogno di cambiare. Considero le interferenze, in una squadra di calcio, una cosa piรน che normale. Era una questione di modalitร , non di interferenze. Non posso pensare che un presidente che investe i suoi soldi, che ha passione e competenza, non possa dire la sua o non possa scambiare con lโallenatore le sue idee. Non รจ un problema dire โGuarda che deve giocare Leo e lโamico di Leoโ. Il problema per me รจ stata solo una questione di modalitร , che penso debbano essere in un certo modo. Altrimenti diventa piรน difficile continuare“.
Dopodichรจ il grande smacco ai tifosi del Diavolo, il passaggio all’Inter: “La prima cosa che ho fatto, quando Moratti mi ha chiamato, รจ stato avvertire Galliani, persona alla quale sono molto legato. Lavorare con lui รจ stata unโuniversitร del calcio, ho imparato tanto e mi ha dato la possibilitร di collaborare con lui e dopo di diventare allenatore. Ci sono tante cose per le quali sono grato al Milan. Per quello sono rimasto quattordici anni. Eโ stata una cosa molto legata a Moratti, il passaggio allโInter. Moratti รจ una persona che stimo e conosco da tanti anni, da quando io giocavo al Milan. Dopo sei mesi che ero andato via dai rossoneri si aprรฌ anche allโInter il bisogno di cambiare. E pensarono a me. Mi arrivรฒ questa chiamata. Io dissi a Moratti ‘Presidente, non scherziamo’. Ma a Massimo Moratti e alla sua famiglia non potevo dire di no. Eโ stata poi una esperienza meravigliosa. Non si metta a ridere se le sintetizzo cosรฌ i miei anni da ex calciatore: smetti di giocare e ti danno lโopportunitร di fare il dirigente al Milan. Come dico di no? Impossibile. Bene. Faccio il dirigente e mi chiedono di diventare lโallenatore dei rossoneri. ร una scelta piรน rischiosa, ma come fai a dire di no? Stai sei mesi fuori e lโInter ti propone di guidare la squadra. Come fai a dire di no?“.