Una strana storia argentina: ora il Milan scommette su Vangioni

Zero presenze, solo panchina o tribuna, fino al 16 gennaio. Poi il debutto in rossonero per gli ultimi spiccioli della sfida con il Torino. Due settimane dopo il bis, ancora in trasferta, a Udine e sempre nel finale. In totale, in 7 mesi di Milan, Vangioni aveva accumulato la bellezza di… 19′ in campo. C’erano abbastanza ragioni per bollare il suo ingaggio come un flop e per finire sul mercato a gennaio. Si parlava di Siviglia, e prima anche di Palermo e Genoa. Ma l’infinita serie di infortuni nel settore terzini (contemporaneamente De Sciglio, Antonelli e Calabria) ha stoppato tutto: meglio cautelarsi e tenersi una soluzione di emergenza. Esordisce così la versione odierna del Corriere dello Sport, soffermandosi sulla sorpresa rossonera delle ultime settimane.

A Bologna, lo scorso 8 febbraio, la svolta. Nel recupero della gara posticipata per la Supercoppa, Montella non aveva molte possibilità e, bocciato anche l’esperimento Romagnoli terzino, l’ultima carta da giocare era l’argentino. Nella tempesta più forte, composta da 4 sconfitte consecutive ed un’infermeria colma, Vangioni viene buttato in campo, mettendo il cuore anche sotto di due uomini. Il Diavolo quella la gara la vince, e l’ex River Plate risulta essere uno dei migliori senza mai cedere un centimetro in tutta la gara. Le gambe non giravano più, la benzina era finita, ma Leonel non si ferma e, insieme ai compagni, porta a casa 3 punti storici.

Dopo quella sera, si legge sulle colonne del Corriere dello Sport, Vangioni non è più uscito: 5 gare di fila, senza mai essere sostituito e trovandosi di fronte avversari del calibro di Krejci, Felipe Anderson, Chiesa e Berardi. Ma sopratutto, rivela il quotidiano, il Diavolo con lui non ha più perso: 13 punti sui 15 a disposizione, rilanciandosi definitivamente per la corsa europea. Ma definirlo un semplice talismano insulterebbe la sua carriera sudamericana e le sue capacità: il campione della Copa Libertadores dimostra di essere un giocatore da Serie A, come confermato dalla sua continua presenza nonostante la disponibilità di Calabria e De Sciglio. Dopo l’apprendistato tecnico-tattico, il numero 21 ha trovato la via della titolarità. Perché fare il terzino non è facile in Italia, sopratutto se originariamente eri un esterno d’attacco.

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