Un incubo sfiorato. Vicini ad Ignazio Abate

Nelle settimane avvolte dal silenzio, si è sfiorata una tragedia. Per la quale non si possono accettare sfottò o prese in giro. Quando a repentaglio c’è la salute di un essere umano prima di un calciatore, la vicinanza va oltre ogni colore e tifo. Ha sofferto Ignazio Abate: ha sofferto in silenzio, ha sofferto senza farsi vedere, ha sofferto senza farlo sapere, ha sofferto senza esporsi sui social. Ma lo ha fatto profondamente, rischiando tanto per la sua vista. Il nastro va riavvolto a domenica 26 febbraio, un pomeriggio assolato in quel di Reggio Emilia.

Dopo un’intera gara a correre e combattere con le avanzate neroverdi, il terzino viene centrato all’occhio da una violenta pallonata. Involontaria ovviamente, ma un’autentica fucilata. Rimane a terra dolorante per svariati minuti, l’entità del problema appare subito grave. È contuso e confuso, ma da cuore di capitano non vuole lasciare la propria squadra in dieci in una trasferta così sofferta. Vedendoci praticamente da un solo occhio, Ignazio rientra in campo e, pur di aiutare, si schiera come punta centrale, lasciando i compiti difensivi ai compagni. Termina la gara, festeggia con la Curva ma abbandona il Mapei Stadium con un occhio evidentemente malconcio.

Passano i giorni e la situazione non migliora. La preoccupazione monta nel silenzio generale. Dopo una settimana, il nazionale azzurro ancora non vedeva dall’occhio sinistro, praticamente fuori uso. Le visite, i controlli, gli specialisti, tutti danno la stessa diagnosi: ematoma di importante entità. La paura, per qualche ora, ha sfiorato i pensieri del classe ’86, temendo il peggio per la propria vista. Ma come in tutte le storie, dopo i momenti bui c’è sempre un lieto fine, parziale o totale che sia. Il rischio concreto che la sua stagione sia finita c’è ancora, ma Ignazio è tornato a sorridere a Milanello nella giornata di ieri. L’ematoma è in via di riassorbimento, per il campo ci sarà tempo. Il peggio è passato.

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