Zvone, il numero uno nel suo destino rossonero: dall’esordio del 1 novembre al suo ultimo gol il 1 aprile

IL FIGLIO DEL GENERALE MARINKO SEMPRE TUTTO D’UN PEZZO
Dopo 251 partite ufficiali nel Milan e 30 gol, l’ultimo dei quali praticamente 16 anni fa il 1° aprile 2001, lo si può proprio dire: Zvone, ad esempio nei suoi rapporti con Fabio Capello e conAlberto Zaccheroni, non si è mai piegato (forse solo un po’ con Don Fabio quando alla fine ha accettato di giocare sulla fascia nel 4-4-2), ma soprattutto mai spezzato. Ha sostenuto tesi e opinioni a testa alta, si è fatto sentire anche da Maldini e Costacurta che lui ha sempre rispettato ma mai temuto. Fino alla fine, davvero e senza retorica. Sempre leale nei confronti di Silvio Berlusconi, del quale ha sempre apprezzato coerenza, idee, magnetismo e personalità, Boban invece nei rapporti con i suoi allenatori al Milan qualche asperità l’ha vissuta: con Capello al termine di una gara di Coppa Uefa a Praga nel dicembre 1995, con Arrigo Sacchi con il quale in sei mesi ha segnato un solo gol nel 1996-97, a Verona, peraltro sul 3-0 a favore dell’Hellas allo stadio Bentegodi. Anche con Billy e Paolo ha dovuto mediare: con il centrale varesino, dopo un commento salace del campione croato in panchina subito dopo un gol incassato dai rossoneri durante un Bologna-Milan 2-3 del febbraio 2000, con il capitano dopo un litigio scoppiato al termine di un Atalanta-Milan 1-1 del marzo 2001 per via di una punizione non impeccabile calciata a Bergamo da Zvone negli ultimi secondi di gara.

Eppure, lo spirito critico di Boban, una sorta di Seedorf ante litteram, è sempre stato quello dell’innamorato. Poco prima del suo addio al Milan, poi maturato definitivamente nell’estate 2001, quando qualcuno manifestava già la possibilità dell’arrivo di Manuel Rui Costa in maglia rossonera, il figlio del generale Marinko Boban commentava la situazione generale rossonera con la stessa grinta che lo avrebbe poi contraddistinto nella sua attività di opinionista tv:

“Rui? Ma magari arrivasse… anche se non gioco io non importa, il problema non è quello di me e del mio futuro. Ma se arrivasse Rui Costa, significherebbe che torna il Milan. Perché il Milan deve tornare, non può essere quello di quest’ultima stagione. Arriveremo quinti, sesti, al termine di questo Campionato e queste posizioni di classifica non sono da Milan, per l’idea che io ho del Milan”.

Dalle parole ai fatti: prima del Trofeo Luigi Berlusconi dell’agosto 2001, un Boban sorridente a metà campo, ormai nuovo giocatore del Celta Vigo, consegna, proprio lui, la maglia numero 10 a Manuel Rui Costa. Che poi, cinque anni dopo, la riconsegnerà a Seedorf. Ma questa è già un’altra storia.

DALLO SLOVAN ALLA LAZIO: IL GOL PESANTE DI 16 ANNI FA
Zvonimir Boban ha esordito in Campionato nel Milan il 1° novembre 1992, uno 0-0 contro il Torino che aveva fatto notizia dopo le 5 reti segnate dal Milan contro il Pescara e la Lazio e i 7 contro la Fiorentina. Ma tre giorni dopo, è stato subito gol per il gioiellino croato che, sotto gli occhi di un soddisfattissimo presidente Berlusconi, trasformava un grande calcio di punizione all’incrocio dei pali al 29′ del primo tempo nella gara di ritorno degli Ottavi di finale di Coppa dei Campioni contro lo Slovan Bratislava poi vinta dal Milan 4-0. Da quel momento, Boban è andato in gol con una produzione doc, centellinata, non gol a bizzeffe, ma pur sempre con una certa regolarità. Dopo i trionfi dei primi anni, Zvone è titolare rossonero nella Partita del Secolo, la Finale di Championsad Atene vinta 4-0 dal Milan contro il Barcellona, mentre le alterne vicende rossonere di fine decennio regalano una grande gioia al Nazionale croato reduce dal terzo posto mondiale in Francia. È il gol di Weah su suo assist a Torino, in uno Juventus-Milan 0-2 del 9 maggio 1999 che porterà prima Big George e Boban mano nella mano ad esultare sotto la Curva rossonera allo stadio Delle Alpi e poi tutto il Milan a vincere il 16′ Scudetto.

Da quel momento in poi, i rapporti con Zac conoscono alti e bassi fino all’episodio sopra citato con capitan Maldini. Nella gara decisiva per la qualificazione Champions del Milan e anche per la permanenza di Zaccheroni sulla panchina rossonera, Milan-Deportivo La Coruna del 13 marzo 2001, un Boban non al meglio rimane in campo solo 60 minuti e senza brillare. Forse anche per questo, ma non solo per questo, il Milan esce dalla competizione. Eppure, con Cesarone Maldini nuovo tecnico con la collaborazione di Mauro Tassotti che era stato suo compagno di squadra, Zvone, il 1° aprile 2001, quasi 16 anni fa, segna un gol pesante che estromette i laziali dalla lotta Scudetto rispetto a Juventus, Inter e Roma. Al termine di quel Milan-Lazio 1-0, firmato da un suo gol di testa, una rarità, proprio Boban dichiarerà:

“Nel primo tempo dovevamo trovare la posizione giusta in campo, poi nei secondi quarantacinque minuti abbiamo preso confidenza col gioco e credo che il Milan abbia disputato alla fine una delle sue più belle partite in questa stagione. Io però non ho fatto la mezz’ala, non definirei così la mia posizione in campo. Piuttosto parlerei di me come centrocampista avanzato. Ho seguito i miei compagni al centro del campo, ho fatto quel che serviva alla squadra”.

 

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