Sesto posto, obiettivo da raggiungere o pericolo da scongiurare?

“A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. La più celebre frase attribuita all’ex capo della Democrazia Cristiana, Giulio Andreotti è ormai diventata un proverbio di uso comune. Pensar male degli altri non è sicuramente una cosa buona da fare, eppure anche i pensieri più maligni molte volte hanno un fondamento di verità. I tifosi del Milan, purtroppo, troppo spesso sono stati costretti a fare i conti con questo proverbio e poi hanno ricevuto delusioni che confermavano questa regola. Proprio una settimana fa, su queste stesse pagine, scrivevo di come l’arrivo del mese di Aprile fosse fondamentale per capire il futuro prossimo rossonero, sia per quel che riguarda la parte societaria che per quella prettamente calcistica, con una qualificazione per l’Europa League in ballo. Pescara e la sfida all’ultima in classifica doveva essere solo l’inizio di una serie di partite abbordabili e da vincere per poter alimentare ancora speranze di qualificazione alla prossima Europa League.

Da quella partita ne è uscito un pareggio scialbo, figlio di una delle più brutte prestazioni stagionali della squadra allenata da Vincenzo Montella. La Lazio e l’Atalanta hanno vinto i loro rispettivi incontri e quindi hanno allungato rispettivamente a sei e quattro punti il distacco dai rossoneri. Lunedì sera, per fortuna, è arrivata la sconfitta casalinga dell’Inter contro la Sampdoria ed il sesto posto si è avvicinato di un punto. Al di là dei rimpianti per non aver approfittato dello scivolone imprevisto dei cugini e per non averli scavalcati in classifica, tra otto giorni c’è un derby che, ammesso e non concesso che le due milanesi riusciranno a battere rispettivamente Palermo e Crotone, potrebbe essere davvero uno spareggio per il sesto posto. Il Milan, se tutto andrà come da pronostico, ci arriverà con un punto in meno e una sconfitta rappresenterebbe, molto probabilmente, la pietra tombale su tutti i sogni europei rossoneri.

Una domanda, però, è passata per la mente di tutti i milanisti con un po’ di memoria storica e senza i prosciutti sugli occhi. Il sesto posto rappresenta davvero un obiettivo per l’attuale società e quindi di conseguenza per squadra e tecnico o lo è solo per noi tifosi? C’è davvero l’ambizione di raggiungere i preliminari di Europa League o è meglio evitarli? Il sesto posto, come detto, rappresenta l’ultimo piazzamento che molto probabilmente darà accesso alla prossima Europa League, ma che costringerà a disputare il terzo turno preliminare in programma il 27 luglio e il 3 agosto. Per il Milan, ma anche per l’Inter, che ha già fissato la ricca tournée estiva vorrebbe dire stravolgere completamente i piani e rischiare di rinunciare ai soldi di sponsor e organizzatori. Il preliminare, inoltre, obbligherebbe la squadra ad anticipare il raduno e l’avvio della preparazione. Certo, i risultati sportivi dovrebbero contare di più degli interessi commerciali e il ritorno in Europa sarebbe comunque importante, ma l’obiettivo primario sembra essere quello di farcela senza dover rinunciare agli impegni già sottoscritti (cioè arrivare quarti o quinti).

La partita a Pescara può essere stato soltanto un episodio, ma si è vista una squadra meno combattiva, meno determinata, meno decisa a raggiungere la vittoria, armi in più che fin qui avevano da sempre contraddistinto la stagione rossonera. Il Palermo domani e Empoli e Crotone dopo il derby ci diranno qualcosa in più sulle intenzioni generali e la voglia di raggiungere almeno il sesto posto, ma nessuno tra i tifosi rossoneri ha dimenticato quello che è accaduto l’anno scorso. Circa un anno fa, infatti, dopo l’immeritata sconfitta casalinga contro la Juventus e con una finale di Coppa Italia da giocare, la società decise di esonerare Sinisa Mihajlovic e di sostituirlo con il tecnico della Primavera Christian Brocchi. Era la 32esima giornata (eravamo due giornate avanti rispetto a questa stagione), mancavano sei partite al termine del campionato ed il Milan era al sesto posto con un punto di vantaggio sul Sassuolo. Nelle successive sei giornate poi la squadra conquistò solo due vittorie e riuscì nell’impresa di pareggiare in casa contro Carpi e Frosinone (che da lì a poco retrocessero) e addirittura a perdere in casa del Verona.

I maligni avranno pensato che qualcuno abbia potuto ‘consigliare’ dall’alto di evitare il sesto posto e di cercare a tutti i costi di raggiungere l’Europa vincendo la Coppa Italia. Anche la sostituzione di Mihajlovic con Brocchi a sei giornate dalla fine può portare facilmente a questo pensiero. Un anno prima, infatti, Pippo Inzaghi non stava facendo certamente meglio, ma almeno gli fu concesso di terminare la stagione e gli fu risparmiata l’onta dell’esonero. Nessuno in questa sede ha la presunzione di essere portatore di verità assolute ed ognuno è libero di pensare con la propria testa, ma in questa stagione la squadra ha lottato, ha mostrato delle buone cose, ha entusiasmato anche per diversi periodi. Finire il campionato di nuovo al settimo posto rappresenterebbe l’ennesimo fallimento calcistico, ma forse non finire sesti invece è ancora più importante per salvare una serie di interessi commerciali che continuano a fregarsene dei tifosi e di chi ama davvero questa squadra.

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