3-5-2, esperimento riuscito solo a metà: i pro e i contro del modulo anti-Atalanta

Quando il gatto non c’è, i topi ballano. Con la dipartita calcistica di Berlusconi, niente più veti o presunti tali in casa rossonera. Vincenzo Montella ha pieni poteri per le vicende del campo, libero di sperimentare anche idee che l’ex premier non condivideva. Contro l’Atalanta, infatti, l’allenatore del Milan ha inaugurato dal primo minuto un nuovo modulo: il 3-5-2, da lui più volte utilizzato alla Fiorentina ma assolutamente bandito da Berlusconi.

In realtà, questo sistema di gioco ha dei precedenti al Milan (oltre ad essere stato più volte adottato anche in questa stagione a partita in corso): nella stagione ’98-’99, infatti, fu marchio di fabbrica di Zaccheroni, che vinse lo scudetto col trio Sala-Costacurta-Maldini ed Helveg e Guly a rinforzo; e nel 2001 lo scelse anche Cesarone Maldini con Roque Junior e Serginho al posto di Sala e Guly.

Ma che risvolti ha avuto, a Bergamo, questo cambio di modulo? E’ riproponibile? Innanzitutto va certamente rivisto, non è possibile bocciarlo di primo acchito, ma in ogni caso non ha convinto. Buona la solidità e buono l’ordine, male sul piano della costruzione e della fantasia.

Kucka ha trovato difficoltà in un ruolo non suo e Suso è rimasto “bloccato” in un’area di campo che non gli appartiene e che ha limitato i suoi movimenti, con conseguente penuria di occasione là davanti, complice anche una scarsa comunicazione tra Deulofeu e Lapadula.

E’ andata meglio con l’inserimento di Bacca, che ha permesso a Deulofeu di avanzare e a Kucka di accentrarsi, ma è impossibile disputare una gara intera con uno schieramento così offensivo.

Rimandiamo, quindi, alla prossima stagione, ogni giudizio definitivo.

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