Bravissimo Montella, ma ora serve un grande attaccante

 Non dobbiamo vergognarci di esultare per il ritorno in Europa, anzi. È legittimo rallegrarsi e festeggiare per una stagione finalmente positiva dopo 4 anni da incubo. Chiudiamo con un sesto posto abbinato alla vittoria della Supercoppa contro la Juve campione di tutto e alla valorizzazione di numerosi elementi che all’inizio della stagione erano più o meno degli scarti. La classifica è più bella di quello che sembra perché ci mettiamo dietro squadre nettamente più forti di noi o del nostro stesso livello. Ovviamente la goduria più grande è aver chiuso davanti all’Inter costata 200 milioni di euro. Non è una guerra tra poveri, perché loro avevano una squadra costata tantissimo e costruita per arrivare nelle prime 3. E invece sono incappati nella più classica stagione di vecchio stampo “morattiano” polverizzando il record dei 4 allenatori che risaliva alla stagione 1998/99. Pessima gestione societaria che ha depauperato un patrimonio tecnico ed economico di grande valore. Non a caso si apprestano a vivere l’ennesimo ribaltone societario e speriamo che si frammentino anche stavolta in clan rivali, ma purtroppo di soldi ne hanno e anche tanti. Con l’augurio che continuino a sprecarli.

La nostra stagione è stata di segno diametralmente opposta. Una squadra con patrimonio tecnico modesto, composta da scarti, prestiti, giocatori in fase di rilancio dopo infortuni o stagioni deludenti e giovanotti di belle speranze. È stato bravissimo Montella a costruire un’identità di squadra e a far tornare la cultura del lavoro a Milanello, sfruttando il lavoro già cominciato da Mihajlovic. Il tutto protetto e coordinato da una società presente ma non invasiva. Infatti dopo tanti anni finalmente Berlusconi Silvio ha lasciato lavorare l’allenatore e Berlusconi Barbara ha evitato di infiammare la guerra intestina con Galliani che ha caratterizzato l’ultimo quadrieannio. Possiamo dare a Galliani anche la colpa del buco nell’ozono, ma dobbiamo riconoscere che se ieri S. Siro esultava per una stagione tutto sommato positiva, il merito è stato anche e soprattutto suo che con zero euro ha costruito una squadra logica e dignitosa. Da una Coppa Uefa conquistata con lo spareggio contro la Sampdoria era iniziato il Milan di Berlusconi e con questi preliminari di Europa League finisce l’epopea più vittoriosa della storia del calcio moderno. Con oggi finiscono oneri e onori della vecchia gestione e vedremo che cosa riuscirà a fare quella nuova. Dai 30 anni berlusconiani abbiamo avuto tante parole, ma anche tanti fatti. Da questa nuova “gestione”, non parlo di “proprietà” perché non si è ancora palesata, per ora abbiamo solo avuto parole, ma speriamo di vedere presto anche i fatti. Il primo step è ovviamente il mercato.

Non sono affatto male i nomi di cui si parla e mi riferisco ai vari Rodriguez, Gustavo, Kessié e Musacchio. Ma io continuo a pensare che il giocatore determinante per far salire di qualità la rosa è un vero centravanti che da troppo tempo ci manca. Uno che giochi con e per la squadra. La priorità è quella. E io spenderei i primi soldi per un centravanti, poi penserei ad altri ruoli. Ma soprattutto, non avendo disponibilità economiche illimitate, eviterei di strapagare giovani di belle speranze. Mi riferisco a Kessié. Avere un buono staff di osservatori significa scovare Kessié in Serie B quando costa 1,5 milioni, non pagarlo 30 all’Atalanta dopo un anno di Serie A. Altrimenti a cosa servono scouting e osservatori? Tanto vale affidarsi ai soliti procuratori. O no?

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