Il centrocampo non gira: le metamorfosi di Montella non premiano

Il Milan annaspa, ormai da quasi un mese, e la classifica vacilla, così come il sesto posto in classifica. Inter e Fiorentina sono lì, a 3 e 4 punti, pronte ad approfittare di altri passi falsi dei rossoneri. Cosa è cambiato nelle ultime gare? Poco o tanto, questione di punti di vista. Certamente il calo psicologico è evidente, riscontrabile soprattutto nell’approccio iniziale al match.

Così come ancora irrisoliti sono i soliti problemi, primo tra tutti l’attacco che non segna abbastanza e la mancanza di un punto di riferimento che possa caricarsi sulle spalle la squadra nei momenti di blackout totale. A questo si somma un centrocampo che stenta a girare, soprattutto perché costretto a cambiare continuamente pelle. Montella lo rivoluziona praticamente ad ogni partita, negando al reparto una continuità che non ha mai raggiunto in questa stagione.

Se da un lato la strategia di Montella è condivisibile, perché concede a tutti la possibilità di dare il proprio aiuto alla causa, dall’altro finisce per diventare un fattore controproducente, impedendo al centrocampo di trovare un proprio equilibrio.

Pasalic, Mati, Locatelli, Sosa, Kucka: nessuno ha il posto assicurato ma i 3 slot da riempire sono sostanzialmente “roba” loro (Bertolacci è appena rientrato e Poli è sempre più ai margini). Per questo rush finale, al tecnico rossonero spettano scelte importanti, decisive. Magari partendo da un po’ di continuità in più in mezzo al campo: la metamorfosi, quando destabilizza, non è mai positiva.

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