Ripensando all’Europa: traguardo giusto e meritato, ma che sia solo il primo

Al Milan l’Europa è sinonimo di festa, e pazienza se in questo caso è solo quella piccola. Tre anni di assenza sono passati lenti, un quarto sarebbe stato interminabile. Così, tra un Montella portato in trionfo, un Honda sommerso d’affetto e uno stadio esploso di gioia, domenica contro il Bologna si è compiuto il destino rossonero.

Un destino giusto, meritato, ma soprattutto cercato. Il Milan di questa stagione è stato il Milan del cambiamento, di un cambiamento sudato, costruito, difeso con ogni energia fisica e mentale a disposizione. Una vittoria di gruppo, un gruppo senza prime donne, con pochi insostituibili, che ha spesso cambiato pelle ma mai cuore.

Montella è stato il direttore di un’orchestra operaia, umile, che ha saputo tramutare l’insicurezza in dignità, e talvolta addirittura in forza. Questo traguardo, che a molti sembra minimo, è invece un altro dei tanti tasselli preziosi della storia del Milan, che fotografa la ciclicità del calcio e della vita.

E’ giusto, quindi, gioire come stiamo facendo, perché quando si cade in basso è solo dal basso che si può risalire. Ma che sia solo l’inizio.

L’inizio di un nuovo sogno.

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