Siamo tornati a sognare e per ora va bene così

Si può esprimere un giudizio in tanti modi. A volte anche noi giornalisti, soprattutto se abbiamo la fortuna di scrivere su un sito che parla della tua squadra del cuore, esageriamo con i modi e con i toni e facciamo fuoriuscire più lo spirito da tifosi che quello da giornalisti che dovrebbe prevalere sempre. Questa mia premessa è doverosa per porre le scuse al mio collega Cristiano Ruiu con cui ho sbagliato sia nei modi che per i mezzi usati nell’esprimere il mio disaccordo con le sue opinioni. La possibilità di avere uno spazio settimanale tutto mio sulle pagine di SpazioMilan mi aiuta a spiegare la mia posizione e la realtà che tutti i tifosi rossoneri stanno osservando, ma preferisco dire, sognando in questi giorni. Si è detto tanto sulla trattativa che ha portato il Milan da Silvio Berlusconi alla nuova proprietà cinese, si è ironizzato, scherzato e beffeggiato chi credeva ad un closing che poi, a conti fatti, è divenuto realtà.

La proprietà si è palesata, ha parlato e ha fissato anche gli obiettivi. Sappiamo che la trattativa non è stata semplice, non è stato semplice reperire i capitali necessari, c’è stato bisogno di un prestito ad altissimo tasso di interessi e che ci siano anche i termini per restituire in toto questo prestito. Sappiamo che il nuovo proprietario del Milan non è un imprenditore a capo di un colosso come quello dell’Inter e sappiamo anche che non è noto ai più, ma ai tifosi quello che più interessa è la parte sportiva e manageriale della gestione del club, quella economica e finanziaria può essere analizzata in altre sedi, ma soprattutto ha bisogno di tempo per essere appurata. La cosa più importante e che più rassicura il tifoso milanista medio è la dirigenza che è stata scelta per occuparsi del nostro Milan. Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli, fino a questo momento, ci stanno azzeccando su tutta la linea e, negarlo, significa semplicemente essere ancorati su un pensiero alquanto bizzarro, sentire la mancanza di chi negli ultimi anni non ha fatto il bene del Milan, semplicemente perché non aveva più interesse nel farlo.

Siamo d’accordo, è ancora troppo presto per dare un giudizio definitivo, ma i nuovi dirigenti del Milan si stanno già facendo amare per due motivi semplicissimi: serietà e competenza. Il ritorno di Gattuso, la riconferma di Montella, gli acquisti già fatti e quelli che si stanno perfezionando, il non  piegarsi alle volontà di uno come Raiola che non sempre ha fatto il bene delle squadre proprietarie del cartellino di un so assistito, le parole sempre molto misurate, attente, chiare e precise. Il tifoso del Milan respira un’aria nuova, profumata, fresca. Roba che non succedeva da decenni e a cui si pensava non avessimo più diritto. I nomi che si fanno per rinforzare il Milan sono importanti e una cosa è certa: la nuova dirigenza darà in mano a Montella un Milan competitivo, sicuramente di gran lunga migliore rispetto a quello visto negli ultimi cinque o sei anni.

Il merito più grande di Fassone e Mirabelli, però, resta soprattutto uno: il tifoso milanista è tornato a sognare. Un tifoso si appassiona alla sua squadra del cuore soprattutto perché grazie a lei riesce ad evadere dalla realtà e, spesso, può trovare soddisfazioni e sorrisi che non sempre riesce a trovare nella sempre più complicata vita di tutti i giorni. Tutti gli amanti del Milan erano abituati a sognare, vincere, essere orgogliosi di tifare la squadra che spesso e volentieri vinceva e comandava soprattutto in Europa e nel Mondo. Negli ultimi anni c’è stato un rovescio completo della medaglia e spesso, questo orgoglio, si è trasformato in vergogna. Ora, si torna a sognare almeno in estate e, in tempi di magra, può rappresentare già un ottimo punto di partenza. D’altronde dal “se non esce nessuno non entra nessuno”, “siamo apposto così”, “vediamo cosa succede”; al “vogliamo tornare in Champions e far sentire i tifosi orgogliosi di essere milanisti”, “costruiremo un grande Milan e ci divertiremo”, “cercheremo di dare a Montella 2/3 della squadra già il giorno del raduno”, c’è una sottile differenza ed è già un bel passo in avanti.

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