Vicolo Corto o Parco della Vittoria: che paura questo Monopoli

Da ragazzino andavo in Fossa e uno dei cori più belli era quello che faceva così: “Interista chiacchierone sogna sotto l’ombrellone“. Ecco noi siamo diventati così. Siamo in brodo di giuggiole per gli acquisti estivi. Non sappiamo se Kessié ripeterà le ottime cose fatte per 6 mesi con l’Atalanta, non sappiamo se Musacchio e Rodriguez si adatteranno al campionato italiano e non sappiamo ancora chi sarà il nuovo centravanti, pedina fondamentale per il rafforzamento della squadra. Visto che è quello che ci manca dal dopo Ibra. Ma siamo contenti perchè finalmente “compriamo”. Con quale strategia non si sa ma compriamo.

Sette anni fa l’ultimo mercato faraonico dell’era Berlusconi era iniziato con la contestazione a Milanello e con la nascita dei mitici “non evoluti” che negli anni hanno contribuito in maniera determinante a lordare di insulti e schifezze il web rossonero. Poi a fine agosto arrivarono Ibra. Robinho e Boateng e vincemmo lo scudetto. Quest’anno ci esaltiamo per il mercato del “prendiamo tutto subito” senza pensare se davvero hanno senso queste operazioni.

Morata dopo la finale di Cardiff ci ha brutalmente chiuso la porta in faccia dopo mesi di ammiccamenti. Ma siamo sempre più strani: corteggiamo lo “juventino” Morata che non ci vuole e sogna di giocare solo nel suo Real, ma vogliamo cacciare il supermilanista Donnarumma che smania per giocare in un grande Milan che gli possa dare un grande stipendio. Vogliamo vendere tutti i giocatori di Raiola non perchè sono scarsi, ma perchè ci ricordano Galliani. Galliani che non c’è più, ma negli editoriali dei nuovi cortigiani o aspiranti tali è sempre molto presente. Ovviamente con toni denigratori. Per la nuova dirigenza l’importante è fare il contrario di Galliani. Galliani trattava con Raiola e Preziosi, bene cacciamo Donnarumma e non prendiamo nessuno dal Genoa, manco se ci fosse il nuovo Messi. Galliani prendeva i parametri zero, bene noi li paghiamo il più possibile. Galliani non andava a vedere i giocatori da comprare, bene noi andiamo a vedere un sacco di partite. Comprese Atletico-Real, lì si che ci sono tanti giovani da scovare. A proposito di giovani, guai a tenere Bianchessi, anima della grande crescita del settore giovanile rossonero. Guai tenerlo, era un uomo di Galliani.

Con questo non dico che Galliani facesse tutto giusto, anzi. Ma sembra che la preoccupazione della nuova dirigenza sia quella di mostrarsi totalmente diversa da Galliani più ancora che di costruire un Milan forte. Sembra quasi una dirigenza costruita da e con la più grande rivale dell’ex amministratore delegato. Ma sembra…

Nella furia iconoclasta del popolo rossonero Galliani viene anche accusato di essere “juventino”, invece su Fassone non c’è nemmeno il sospetto… Del Milan berlusconiano i tifosi sono anche felici di abolire il famoso motto del “Milan ai milanisti” e accolgono a braccia aperte gran parte dell’ex management interista. Va beh, direte voi, arrivano i dirigenti vincenti dell’Inter del triplete. Macchè, arrivano quelli della sgangherata Inter di Thohir. Oltretutto palesando la stessa pericolosa inclinazione a comprare giocatori “di moda” pagandoli tanto e facendoli rendere poco: Hernanes, Dodò e Kondogbia sono i primi esempi che mi vengono in mente. Ma i tifosi del Milan sono felici così, basta che non ci siano più Berlusconi e Galliani.

Berlusconi e Galliani, quando compravano, sceglievano il meglio del mercato mondiale e pagavano tutto e subito. Questi invece non trattano sul prezzo, ma pagano a scadenza biennale o triennale. Proprio come l’Inter di Thohir. Chissà se anche in questo caso i pagamenti li completerà una proprietà diversa da quella attuale. Come nel caso dell’Inter passata da Moratti-Thohir a Moratti-Suning.

Ma a proposito di “proprietà” ho appena finito di leggere l’editoriale di un illustre giornalista “milanologo” che scrive testualmente: “chissenefrega da dove arrivano i soldi, l’importante è che ci siano”. So che questo è il pensiero condiviso dal 99% dei tifosi. Ma non lo condivido e mai lo condividerò. A me non frega niente di avere l’applauso della massa o i like su facebook. Da innamorato di questi colori ho una paura “fottuta” che questi soldi siano veri come quelli del Monopoli e che molto presto il gioco finirà. Un giornalista, mi hanno sempre insegnato, dovrebbe stare attento alla casella “imprevisti” altrimenti si rischia di dover trasferire la sede a Vicolo Corto. Non più al Parco della Vittoria (a proposito di operazioni immobiliari fatte per gioco).

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