Bonucci e compagni, un 6-0 per l’Europa e per la “testa”

Milano è semi-vuota ad agosto, ma a San Siro si è celebrata un’altra bella e popolata festa a tinte tutte rossonere. Due settimane dopo Milan-Craiova, il taglio del nastro ufficiale della stagione e del nuovo corso cinese, il Diavolo è tornato a emozionare ed esaltare il proprio pubblico, copioso sugli spalti del “Meazza” per godersi una goleada sperata ma nient’affatto ovvia sullo Shkendija: apre le danze André Silva (doppietta), arrotonda Montolivo (per lui anche il sigillo del 6-0 finale), mettono la firma pure Borini e Antonelli. I simpatici macedoni hanno potuto fare poco al cospetto di questo Milan, indubbiamente più forte, ma soprattutto più voglioso, intenso e concentrato dell’avversario.

Se il test è stato probante sino a un certo punto – è stato un playoff di Europa League con una squadra degna di rispetto, ma i valori in campo erano profondamente diversi -, Montella può continuare a guardare alla squadra e ai ragazzi con ottimismo e positività. Si è vista facilità nel gol e nelle giocate, come ampiamente prevedibile dato il gap tra le formazioni e il tasso tecnico elevato dei rossoneri di casa, ma soprattutto continui progressi della squadra dal punto di vista mentale. I ragazzi sono rimasti sul pezzo dal primo all’ultimo minuto di gioco, umili e concentrati anche contro un avversario inferiore, spietati e mai domi nel macinare gioco e reti: la chiave per vincere 6-0 una gara facile, ma soprattutto il viatico per instaurare nel gruppo la mentalità vincente necessaria per ottenere continuità di risultati.

Se battere lo Shkendija era doveroso, così come ipotecare la qualificazione ai gironi con un risultato rotondo, meno scontato era annichilire l’avversario con cotanta arroganza sportiva e mostrare subito di procedere alla formazione di una forma mentis da grande squadra, incarnata da capitan Bonucci e dalla trance agonistica in cui è caduto nella serata: dal discorso ai compagni nel riscaldamento pre gara sino al saluto finale tributato alla Curva Sud. Note dolci anche dai singoli: André Silva deve crescere esponenzialmente ma ha le stigmate del campione (e ben venga un attaccante “gregario” come Kalinic che lo aiuti e non lo oscuri), mentre Montolivo merita solo applausi per una prestazione maiuscola e un attaccamento alla maglia dimostrato nei fatti. Kessie, invece, non stupisce più: è già una certezza assoluta di questo nuovo Milan.

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