Cambiando l’ordine dei giocatori il risultato non cambia. E’ il carattere il tassello mancante di questo Milan

Cambiando l’ordine dei giocatori il risultato non cambia. Questo è il principio che possiamo desumere dalla sconfitta rimediata ieri dai rossoneri contro una Sampdoria più che mai motivata e quadrata. Già: settimane a parlare di moduli, di difesa a tre, di due o tre attaccanti, ma se il carattere rimane quello visto appunto ieri o due settimane fa in occasione di Lazio-Milan, gli schemi tattici possono anche essere messi da parte. Criticato a Roma, schiarato secondo il tradizionale 4-3-3, a Marassi il Diavolo è sceso in campo con il nuovo modulo ma la sostanza non è cambiata affatto: due gol subiti, ma soprattutto zero tiri in porta effettuati: così in Champions League non ci si arriva.

Quello su cui infatti ci si è soffermati troppo poco dopo la sconfitta contro la Lazio è stato l’atteggiamento passivo e demotivato che hanno mostrato in campo i ragazzi di Montella, che ieri nel post-gara ha cercato di giustificare questo scarico mentale attraverso i tanti impegni che i rossoneri hanno dovuto affrontare nell’ultimo mese. Ma questa non può essere una scusa per l’allenatore napoletano, perché a differenza dello scorso anno l’Areoplanino ha a disposizione una rosa più ampia che gli consente di operare un massiccio turn over in occasione degli impegni infrasettimanali. Rosa che non ha sfruttato a dovere soprattutto ieri, intervenendo tardi con le correzioni in corso d’opera.

 

Il Milan, sia in considerazione degli acquisti compiuti dalla società sia per il blasone che si porta dietro, non può uscire sconfitto a Marassi senza aver nemmeno concluso una volta in porta. C’è da intervenire dunque, e al più presto, sulla testa dei giocatori che sono apparsi per la seconda volta in due settimane, dato preoccupante questo, poco affamati e determinati. La società, già ieri attraverso l’intervista dell’AD Marco Fassone, si è mossa e oggi lo stesso Montella ha confermato che c’è stato un confronto che ha coinvolto gli stessi calciatori. Vero, la mentalità vincente si costruisce con il tempo, a volte anche sbagliando. Ma il Milan questo tempo non lo ha e non può fallire l’obiettivo preposto: la palla dunque passa al tecnico, che in poche settimane dovrà essere capace di infondere fame e cattiveria ad una squadra giovane e da poco assemblata.

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