Il mercato del Milan è una torta dolcissima, a cui però è mancata la ciliegina. Almeno adesso possiamo tornare a pensare solo al campo

Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da qualche anno collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.

La sensazione che la stragrande maggioranza dei tifosi del Milan – compreso chi scrive – ha provato alle 23.01 di giovedì scorso è stata simile a quella di chi, dopo aver mangiato di gran gusto per un pranzo intero, viene infastidito da un dolce non all’altezza degli ottimi antipasti, primi, secondi e contorni. Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli, durante i mesi di giugno e luglio, ci hanno servito delle “pietanze” degne di un ristorante stellato (dopo anni di mercati “da fast food”), eppure quasi tutti i supporters del Diavolo hanno manifestato delle perplessità perchè la rosa di Montella non pare completa in tutti i reparti.

Sia chiaro: l’irriconoscenza è un sentimento che non deve albergare nella maniera più assoluta nelle menti e nei cuori dei tifosi del Milan, che agirebbero in mala fede se non riconoscessero quanto di buono fatto da una società a cui troppi all’inizio non davano fiducia, e che invece si è dimostrata assolutamente all’altezza della storia rossonera. Il tutto, nonostante qualcuno ancora adesso perseveri in un fuoco incrociato di cui francamente non capiamo il motivo. Troppe vedovelle sciolte qua e là? I tempi per fortuna sono cambiati, cari amici, dovrete farvene presto una ragione…

Ma torniamo a noi, e ad un mercato da undici colpi: un portiere, quattro difensori, tre centrocampisti e tre attaccanti. Una squadra intera, insomma, per altro con un’età media di 25 anni, ideale per guardare con fiducia anche al futuro. Merito di tanta programmazione e intelligenti mosse d’anticipo, che hanno preso il posto dell’affanno da ultimi tre giorni d’agosto, permettendo allo stesso tempo di far inserire i nuovi arrivati con i tempi giusti. Eppure, andando a spulciare la lista presentata alla UEFA per la fase a gironi di Europa League, ci accorgiamo che la coperta è decisamente corta in due zone del campo: quella della mezzala destra e quella degli esterni d’attacco.

Purtroppo ad oggi il Milan non ha un vice-Kessiè, e, se escludiamo gli adattati Calhanoglu e Bonaventura, come mezz’ala pure c’è il solo Josè Mauri. Col senno di poi, suona decisamente come una beffa la cessione di un giocatore che i rossoneri avevano già in rosa e che poteva svolgere perfettamente questo compito: Juraj Kucka, venduto forse troppo frettolosamente. Scarseggiano, dicevamo, anche gli esterni offensivi: dopo la cessione di Niang, l’unico di ruolo resta Suso; pertanto Montella dovrà arrangiarsi con Borini, arrivato al Milan senza eccessive pretese, ma che adesso invece rischia di diventare una pedina fondamentale, a meno che la decisione di non acquistare nessun uomo di fascia sia sintomatica di una volontà del mister campano di passare al 3-5-2.

Molto bene, in conclusione, le cessioni: il Milan è riuscito a liberarsi di quasi tutti gli esuberi, ricavando da essi il massimo possibile (Lapadula, Niang, De Sciglio ed Ely su tutti), forse con l’unica eccezione di Bacca, per cui non si è riusciti a scucire nulla di più di un prestito con diritto di riscatto. In rosa resta ancora qualche “doppione”: in difesa, uno tra Zapata, Gomez e Paletta è di troppo, così come in regia tra Montolivo, Locatelli e Sosa. A questo si penserà a gennaio, ma almeno fino ad allora potremmo tornare a pensare solo ed esclusivamente al campo: e da qui a Natale ci aspetta un vero tour de force di impegni…

Twitter: @Juab_DAv

 

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