Il Milan ai piedi di Biglia: dal 2012 mancava un regista come lui

Sono bastate due gare a Lucas Biglia per prendere in mano non solo il gioco del Milan, ma il Milan stesso. Sì, è vero, l’argentino ha già disputato tre gare da titolare (più lo spezzone finale col Cagliari), ma il debutto dal primo minuto, a Roma contro la “sua” ex Lazio, è una gara che fa poco testo, nel senso che il Milan quella partita non l’ha giocata. Biglia in quella partita è stato fischiato dall’inizio alla fine e ha forse sofferto più di altri. Ma il regista ha messo subito da parte il grigio pomeriggio romano e con il passaggio dal 4-3-3 al 3-5-2 è diventato ancora più centrale nella manovra della squadra.

Biglia, prendendo in esame l’ultima gara, quella con l’Udinese, è il calciatore che ha giocato più palloni (110), ne ha recuperati 5 (più di tutti) perdendone solo 1 e ha corso per 11,7 km. Un dato, quest’ultimo, se vogliamo più sorprendete dei precedenti perché l’argentino è stato il giocatore rossonero che ha corso
di più, pure del maratoneta Kessie (10,9 km). A dimostrazione che quanto da lui dichiarato due settimane fa ha basi solide su cui poggiarsi: “Mi dà fastidio leggere o sentire che sono soggetto a infortuni. Negli ultimi anni ne ho avuti solo tre a livello muscolare e ho sempre recuperato rapidamente”. Frase arrivata un mese dopo il ko muscolare al bicipite femorale della coscia sinistra rimediato l’8 agosto che l’ha tolto dai giochi per 20 giorni. Anche all’Olimpico, fra l’altro, Biglia è stato il giocatore in campo con più metri percorsi: 12.027.

L’impressione è che se Biglia starà bene e non avrà particolari necessità di riposare, Montella raramente farà a meno di lui, soprattutto in questa fase iniziale in cui il Milan, composto da molti giocatori nuovi, deve diventare una squadra e assimilare al meglio i movimenti del 3-5-2. Sistema in cui presto emergerà anche la qualità di Bonucci nella fase di impostazione, ma ora è fondamentale per il Milan appoggiarsi alle sapienti trame di Biglia. Un vero regista per un Diavolo che dal 2012, una volta perso Pirlo, non ha più avuto un geometra puro in mezzo al campo. In quella posizione, infatti, gli allenatori hanno quasi sempre privilegiato un mediano di posizione, vedi Van Bommel, Ambrosini o De Jong, con il solo Montolivo che ha cercato di dettare i tempi non essendo però un vero play alla Pirlo. O alla Biglia, che ha infatti ha scelto come numero il 21 che fu del centrocampista bresciano.

 

 

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