Un po’ Europa League, un po’ Nazionale portoghese: nel derby di stasera serve l’Andrè Silva nella sua versione migliore

Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da alcuni anni collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.

E’ migliorato, è diventato più cinico. E’ arrivato il momento di dimostrare tutto il suo valore“, ha detto ieri Vincenzo Montella in conferenza stampa. “Per mentalità e modo di lavorare può diventare un campione. Potenzialmente ha le qualità per diventare come Van Basten”, ha rincarato Lucas Biglia. E lui, il diretto interessato, non si è tirato indietro: “Sogno di giocare titolare e tenermi quella maglia. Voglio giocare, segnare ed aiutare la squadra a vincere e raggiungere i nostri obiettivi. Voglio dimostrare a Montella che posso diventare come dice lui. Se adesso dice che non sono ancora come Inzaghi, spero che alla fine possa dire che mi sono “inzaghizzato”. Insomma, se qualcuno non lo avesse capito, è arrivato il grande momento di André Silva.

L’ex attaccante del Porto guiderà l’attacco del Milan nel delicatissimo derby di questa sera, quello che dirà – in maniera, se non assoluta, comunque molto concreta – che altezza potrà avere l’asticella delle ambizioni rossonere, almeno per ciò che concerne il campionato. Un’eventuale sconfitta contro l’Inter (sarebbe la terza in altrettanti scontri diretti stagionali, la quarta in assoluto), infatti, manderebbe il Milan a dieci punti di ritardo dai nerazzurri, al momento la più diretta concorrente al quarto posto, e probabilmente Vincenzo Montella a casa. Ed è per questo che l’Aeroplanino, preso atto dell’indisponibilità di Nikola Kalinic, ha deciso di affidarsi ad André Silva, preferendolo ad un Cutrone forse ancora troppo acerbo per questi appuntamenti.

E’ la grande occasione per il portoghese di meritarsi la piena considerazione di tutto l’ambiente milanista ed anche degli addetti ai lavori, molti dei quali perseverano dolosamente nel ritenerlo inadatto ad una big ed immeritevole dei quaranta milioni spesi dal Milan in estate per portarlo all’ombra della Madonnina. Lui ascolta in silenzio e prova a rispondere sul campo, riuscendoci per il momento più che altro fuori dai confini italiani. Col Portogallo ha siglato otto gol in dieci partite di qualificazione a Russia 2018, restando dietro in questa speciale classifica marcatori solo a mostri sacri come Lewandowski, Ronaldo e Lukaku. In Europa League, invece, guarda tutti dall’alto, coi suoi quattro gol che lo rendono capocannoniere della competizione in coabitazione con Kokorin dello Zenit e Plea del Nizza.

Manca, dunque, solo la consacrazione in Serie A, dove l’appuntamento col gol non è ancora arrivato: vien da dire che non c’è occasione migliore del derby per interrompere questo digiuno. Del resto, se il buon André vuole davvero “inzaghizzarsi” farà bene a tenere a mente una statistica: dopo Filippo Inzaghi (era il 4 maggio 2008), nessun attaccante del Milan che abbia indossato la maglia numero 9 (nell’ordine Matri, Destro, Torres, Luiz Adriano e Lapadula) ha segnato in un derby… c’è da aggiungere altro?

Twitter: @Juan__DAv

Impostazioni privacy