Milan cinese, ma senza muraglia: la difesa è un colabrodo

La difesa fa acqua da tutte le parti. Il Milan made in China, proprio quella Cina famosa per aver costruito la più grande e invalicabile muraglia del mondo, non riesce proprio ad arginare gli attacchi avversari e, dopo otto giornate di campionato e due gare di Europa League non resta che bocciare assolutamente il reparto difensivo. I numeri sono impietosi: 16 reti subite in appena 10 partite disputate. E quello che stupisce ancora di più è che proprio nella retroguardia rossonera è stato destinato, considerando complessivamente i costi di cartellino e ingaggio, l’investimento più importante del mercato estivo, ovvero quello di Leonardo Bonucci, ieri ancora tra i peggiori in campo. Ma non solo: escludendo Andrea Conti, che la maglia del Milan l’ha indossata davvero per pochi minuti, sul piatto sono da aggiungere i milioni spesi per Mateo Musacchio, al momento il migliore del reparto, e di Ricardo Rodriguez il quale, nonostante al momento stia interpretando un ruolo leggermente diverso da quello originario, in quarto terzino può essere annoverato tra i difensori.

Senza scordare poi i 25 spesi per Alessio Romagnoli due estati fa, quando il Diavolo era ancora allenato da Sinisa Mihajlovic. Insomma: praticamente 100 milioni di euro spesi in pochi anni per ritrovarsi, ancora, una difesa colabrodo. Anche ieri sera nel derby la prestazione complessiva della squadra, paradossalmente una delle migliore dall’inizio della stagione, è stata macchiata da tre fondamentali defaillance della retroguardia milanista. In occasione del primo vantaggio interista infatti il capitano rossonero dimentica la marcatura preventiva su Icardi e, con la collaborazione del collega Musacchio, arriva a chiudere completamente in ritardo sul cross di Candreva; e così anche nella ripresa, dopo che Suso aveva trovato il pari con il solito, e splendido, mancino a giro, Bonucci lascia per la seconda volta l’attaccante argentino completamente solo a raccogliere e depositare in rete il traversone di Perisic. A completare poi la frittata difensiva, se così possiamo definirla, ci pensa Rodriguez con l’inutile e ingenua trattenuta ai danni di D’Ambrosio che costa al 90’ il rigore del 3-2 nerazzurro.

Le cause di tutto ciò? Svariate. Innanzitutto la marcatura a zona. Che sia a tre o a quattro, non è possibile che la difesa conceda così tanta libertà e spazio ad un rapace d’area di rigore come Mauro Icardi, che a differenza di altri centravanti, come magari Mertens o Dybala, difficilmente gioca tra le linee e rimane dunque più statico nei pressi della porta. In secondo luogo, tornando appunto al discorso del modulo, la difesa a tre sta faticando ad essere assimilata e interpretata dai giocatori di Montella: a differenza di Bonucci, che con questo schieramento ci gioca ormai dai tempi della Juventus di Conte, per Musacchio e Romagnoli, quella contro l’Austria Vienna, circa un mese fa, è stata la prima partita con questo assetto e le colpe in questo caso vanno assegnate tutte all’allenatore napoletano il quale avrebbe dovuto lavorare su questo progetto e sui sincronismi a partire dai primi impegni estivi in occasione dei preliminari di Europa League. Per chiudere il quadro, con un tema ormai trito e ritrito ma in ogni caso evidente e non trascurabile, Bonucci non sta bene mentalmente. Il neo capitano del Milan, baluardo della difesa bianconera fino allo scorso anno e della Nazionale azzurra, dopo aver preteso il ruolo di leader dell’armata milanista, deve prontamente ritrovare lucidità e concentrazione ed evitare assolutamente di rendersi protagonista di errori così marchiani e decisivi come quelli delle ultime quattro gare.

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