Il faro, ahinoi, non illumina. Sì, proprio di Lucas Biglia, il regista argentino cercato dal Milan per molto tempo, almeno un paio di stagioni, il quale dopo un paio di prestazioni buone – buone appunto, non trascendentali – ad inizio stagione, ha intrapreso un percorso involutivo piuttosto preoccupante. L’emblema di questa osservazione la punizione calciata all’ultimo minuto della partita di Napoli, l’opportunità di acciuffare il (probabilmente) meritato pareggio in extremis trasformato in una pallaccia scodellata nel nulla.
Non è questo che si aspettavano i tifosi, ma anche la società, rossoneri. Inseguito per tutta l’estate e strappato – se così si può dire, essendo stato pagato a peso d’oro considerando l’età e il contratto in scadenza – alla Lazio, il centrocampista argentino, dall’alto della sua maturità e delle presenze nella massima serie nostrana, rappresentava insieme a Leonardo Bonucci la colonna portante del nuovo Milan, rivoluzionato e ricostruito con giocatori talentuosi ma in ogni caso molto giovani e inesperti. Una chioccia che, oltre a riportare luce in un centrocampo quanto mai privo di idee e geometrie, trasfondesse alla squadra carattere e soprattutto lucidità nei momenti di maggiore difficoltà.
Invece, oltre ad aver inciso ancora poco dal punto di vista squisitamente tecnico, Biglia per il momento non è riuscito ad erigersi quale leader di un Milan in crisi soprattutto dal punto di vista motivazionale. L’impressione è quella di un giocatore che, catapultato in una realtà completamente nuova e diversa rispetto a quella dalla quale è stato estratto, più che guida sia diventato viandante confuso e sperduto nei meandri dei problemi rossoneri. Risolti, a quanto pare, i guai fisici che l’hanno trattenuto ai box anche in occasione dell’ultima uscita napoletana, salvo per gli ultimi (disastrosi) dieci minuti, l’ex capitano biancoceleste deve riprendersi in fretta dal punto di vista mentale e condurre, insieme al capitano, il Milan al raggiungimento degli obiettivi prefissati ad inizio anno.