Storia di un ex, André Cruz e quell’inutile sgambetto ai cugini

È l’estate ’97 e Milan e Inter sono agguerrite in un serrato derby di mercato per aggiudicarsi il difensore centrale brasiliano André Alves Cruz. Tra i club meneghini si sfiora l’incidente diplomatico, perché il nativo di Piracicaba, messosi in luce al Napoli per le sue qualità tecniche, specie sui calci piazzati, e per la personalità con cui gestisce la difesa partenopea, dopo aver siglato un pre-contratto coi nerazzurri, decide di firmare un accordo definitivo con i rossoneri.

Difensore centrale ottimo nella fase di impostazione, Cruz pecca in determinazione ed è piuttosto lento nelle chiusure. La sua tecnica sopraffina e un sinistro a lunga gittata, potente e preciso stuzzicano le fantasie anche di Barcellona e Real Madrid, ma è il Milan di Capello a spuntarla, a seguito di una lunga asta di mercato.

Con i rossoneri il brasiliano, complice un fastidio alla schiena e il pessimo andazzo di tutta la squadra, disputa una prima stagione a rendimento alterno, nella quale mette a segno un solo gol su rigore, proprio contro l’Inter, in un sofferto 2-2. Nella seconda annata, quella del sedicesimo scudetto milanista, Cruz non lega con il nuovo tecnico Zaccheroni, che, ben presto, lo relega ai margini della squadra, costringendolo a un ritorno in Belgio, già a metà campionato.

Il suo Palmares, oltre a numerose coppe di lega, annovera due secondi posti, al Mondiale ’98 e alle Olimpiadi si Seul, e una coppa America con Selaceao nonché un campionato portoghese e uno Gaùcho, con la maglia dell’Internacional.

Si ritira dall’attività agonistica nel 2004.

 

 

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