Storia di un ex, Francesco Acerbi: un calcio alla vita col rimpianto rossonero

Nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti. Così sei un vincente!

Questo insegnamento, che Rocky Balboa, nell’ultimo episodio della saga, impartisce al figlio aspirante pugile, Francesco Acerbi, attuale capitano del Sassuolo, l’ho imparato a sue spese. E pensare che il difensore vizzolese, cresciuto calcisticamente nel Pavia, all’inizio della carriera sembrava essere un predestinato, uno di quelli con cui madre natura è stata particolarmente benevola. Fisico da Adone, piede aggraziato e una buona dose di carisma, che fanno di lui uno dei difensori più forti, prima, della serie C e, poi, della cadetteria.

Dopo aver sfiorato, nel 2010-2011, il sogno del ritorno in A con la Reggina, Acerbi, acquistato, nel frattempo, dal Chievo, si guadagna l’appellativo di futuro Nesta e, a fine stagione, arriva, anche, la chiamata del Milan, che lo ha individuato come sostituto naturale dell’ex capitano della Lazio, nel frattempo passato al Montreal Impact.

Francesco è sicuro di sé e delle proprie qualità, forse un pizzico arrogante nello scegliere di indossare la maglia n.13 ma sa di poterne sopportare il peso. Il suo, però, è un Milan malato, ben lontano da quello che lo ha fatto innamorare da bambino; un Milan che si sta apprestando ad aprire un ciclo terribile di insuccessi, dai quali Acerbi viene risucchiato. Qui subisce, infatti, il primo stop: appena 10 incontri disputati in rossonero e un biglietto di ritorno per Verona, con tanti ringraziamenti dal mittente.

Acerbi, però, è un vincente e ha la forza di non mollare e rialzarsi. Così, dopo una buona stagione coi clivensi, decide di sposare l’emergente realtà del Sassuolo. La sua carriera sembra di nuovo in ascesa; in Emilia vuole fare pentire il Milan per non aver creduto in lui. Ma ecco, immediatamente, la seconda fragorosa caduta: durante le visite mediche di inizio stagione, lo staff nero-verde, gli diagnostica, infatti, un tumore al testicolo. In quei giorni, sono tante le emozioni che frullano nella testa e nel cuore di Francesco. Il dolore, la paura, il rammarico per quel destino tanto malevolo che si è accanito con lui, ma anche la forza di ripartire, di rialzarsi, per la sua famiglia e per quel sogno, chiamato calcio, che coltiva sin da quando è bambino. Tanti ce l’hanno fatta prima di lui e lui può farcela come loro. Il giocatore viene, dunque, operato d’urgenza all’ospedale San Raffaele di Milano e debutta con la maglia del Sassuolo il 15 settembre 2013.

Il peggio sembra passato, ma non è così. Acerbi risulta, infatti, positivo alla gonadotropina corionica al test antidoping dell’1 dicembre 2013. Non sussistono esenzioni terapeutiche per la sostanza e viene, dunque, sospeso dal Coni. La squalifica, per lui, che della lealtà e della correttezza sportiva è stato sempre un esempio, è uno shock. Decide, pertanto, di sottoporsi a ulteriori controlli ed ecco la quarta batosta, quella inaspettata, forse la più dolorosa. Gli viene, infatti, diagnosticato un secondo tumore.

Le cose peggiori capitano solo a chi sa affrontarle e Acerbi è uno di quelli. Superato il periodo di terapia, torna, infatti, in campo più forte di prima, divenendo un titolare inamovibile del suo Sassuolo e conquistando anche la maglia azzurra.

Non può che augurarsi sempre il meglio a questo grande uomo, sfortunato nella sua esperienza rossonera, ma, indubbiamente, un vincente.

 

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