La verità degli ultras in coro: “Noi i veri discriminati, per l’Italia siamo nemici. Stadio chiuso, una scusa del Palazzo. Con l’Udinese…”

San Siro

La verità degli ultras. Linea comune e sostegno reciproco. Un coro unico. I principali capi ultras di Milan, Inter e Juventus (quelli di Napoli, Lazio, Brescia ed Atalanta hanno ringraziato ma non accettato l’invito), sono appena stati protagonisti di un acceso dibattito negli studi televisivi di SportItalia, ospiti del giornalista Michele Criscitiello, dove hanno criticato fermamente la decisione della Corte di Giustizia Federale, che lunedì ha deciso di chiudere San Siro per un turno per “discriminazione territoriale”. Una norma assurda per Galliani, da cambiare anche per la Lega Calcio, mentre FIGC e UEFA, capeggiata da Platini, per ora non hanno voluto prendere posizioni forti. E anche i leader delle curve delle tre principali squadre in Italia hanno urlato il loro no, secco, polemico ma anche pieno di passione verso i rispettivi colori.

Luca Lucci, responsabile della Curva Sud del Milan, toglie subito ogni dubbio e dichiara: “A Torino abbiamo fatto i cori contro i napoletani, come sempre. Abbiamo cantato ‘senti che puzza…’, assolutamente sì”. Materiale per punire i rossoneri, dunque, ce n’era, stando alle discutibili, probabilmente sbagliate, ma ancora attuali regole. Ma il concetto di discriminazione territoriale è per loro inconcepibile, non esiste. O forse è sempre esistito senza mai essere punito. “I veri discriminati territoriali siamo noi, il problema è che in curva ci sono regole un po’ meno uguali per tutti…”, lamenta Matteo Pisoni (capo ultras Inter). Gli fa eco Franco Caravita (altro capo ultras Inter): “Quella che stiamo discutendo è una legga esclusivamente italiana, l’Italia ha deciso di farsi un nemico che si chiama ultras. Il nostro sarà becero e stupido campanilismo, non di più. Io non sono razzista, chi lo dice o lo porto in tribunale o gli alzo le mani addosso. Probabilmente i signori che hanno deciso queste sanzioni si sono drogati alla mattina… Non voglio essere giudicato da persone che non mi conoscono. Abete non ci conosce, conosce solo i signori del Palazzo che lo pagano. Vogliamo vivere il calco da vicino, il nostro è amore”. Accuse ed insinuazioni pesanti, ma pensate nel tempo ed annunciate fermamente. In gruppo.

Tocca poi al “Barone” Giancarlo Capelli, storico sostenitore rossonero e uno dei principali membri della Curva Sud, sottolineare che “i cori sono contro i napoletani, non contro Napoli. Esistono dal 1988, 25 anni. Il problema è un altro…”. Quale? Lo spiega Lucci: “La tessera del tifoso si è rilevata fallimentare, una confusa burocrazia che ha reso sempre più difficile l’ingresso delle famiglie negli stadi. Chiuderli è una scusa per spiegare la poca gente che c’è allo stadio: è una stupidata dire che sono vuoti per colpa di cori razzisti o violenza”. Tesi condivisa pienamente anche da Loris Grancini (capo ultras Juventus): “I cori che stiamo discutendo fanno parte della cultura del tifo e della nostra società. La colpa è nostra quando si ha bisogno di una scusa. Questa non è violenza”. “Siamo cittadini normali, seguiamo ovunque la squadra e abbiamo anche il diritto di criticarla. E’ scandalosa questa situazione, non è normale. Assurdo dare la colpa a noi. Lavoriamo e ci vietano di emozionarci”. Questi altri importanti passaggi che, all’unisono, non sono passati inosservati.

Presente all’evento anche Stefano Bolognini (assessore della sicurezza nella provincia di Milano), bersagliato dagli ospiti per l’indirizzo politico leghista ma lucido nel dare loro sostegno: “L’immagine che ho di questa sera è quella di avere di fronte persone normali, anche io sono un tifoso che va spesso in curva dell’Atalanta. Ma non faccio parte di nessun gruppo. Frequento gli stadi e condivido gran parte del loro discorso. Per gli ultras, purtroppo, ci sono regole diverse: è innegabile. Negli anni ci sono state leggi diverse nei loro confronti, ma derivano da una normativa UEFA”. La battaglia legale è solo all’inizio, domani alle 14 ci sarà la prima udienza nei confronti del ricorso annunciato e presentato dal Milan verso la chiusura del “Meazza” per Milan-Udinese. In queste ore sta circolando la possibilità di parziale accoglimento dello stesso, con lo stadio aperto ma la curva chiusa: uno scenario che per la Sud non è ancora accettabile.

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