Caro Milan, chissà oggi il tuo papà Kilpin che cosa penserebbe…

A rivederlo in foto, sembra un po’ buffo: fisico modesto, un baffo come il marchio della birra Moretti e un cappellino a bande verticali di due colori, come la maglia che indossa. Si racconta, tra gli archivi storici della ex sede di via Turati, che la sera prima delle nozze gli arrivò a casa un telegramma che lo invitava a far parte della rappresentativa italiana che a Genova doveva giocare con il Grasshoppers di Zurigo. Sì, proprio lui, che non era neppure italiano. Ma la moglie, ovviamente, non ne volle sapere. Lui rispose che se non l’avesse lasciato partire non si sarebbero più sposati. E a quella partita ci andò. Tornando a casa con la testa fra le mani, però, per via di un naso rotto durante uno scontro di gioco che lo rese irriconoscibile, pensò che forse la donna avesse avuto ragione.

Riuscì anche a prendersi beffa della Gazzetta dello Sport. Nei primi anni del ‘900, la rosea lanciò l’idea di un campionato senza stranieri. Lui, inglese di Nottingham, non sopportava questa imposizione che lo discriminava in prima persona. Decise così, in occasione di una partita di Coppa Lombardia del 1907, di presentare una lista di convocati che non lasciava dubbi sulla nazionalità: Hieronimus Root, Xaver Marktl, Guido Fashion, Alfred Bosshard, Trerè Junior, Charles Whites, Mare Hall, Herbert Kilpin, Hans Màdier,Peter Wool. Venerdì 11 novembre 1907, la Gazzetta pubblicò la formazione sollevando parecchi dubbio sulla provenienza dei giocatori. In realtà, il “Lord” aveva preso in giro tutti, inglesizzando i nomi italiani: Root era in realtà Radice, Fashion era Moda, Whites per Bianchi, Hall era Sala e Wool per Lana.

115 anni dopo la fondazione del Milan, la festa del papà arriva anche in casa rossonera. Fu proprio lui che abbandonò la moglie per una partita la notte prima delle nozze e che prese in giro la Gazzetta: tanti auguri, papà Herbert Kilpin!

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