Maledetta panchina, ma la colpa non è (solo) di Montella

Non c’è bisogno di usare mezzi termini, tanto meno di girare attorno alla questione. Entriamo a gamba tesa sul tema caldo, caldissimo nel post Genoa-Milan: maledetto turn over, e non per colpa di Montella. Ci sta che alla decima giornata un tecnico decida di esplorare la propria rosa alla ricerca di nuove risorse, è altresì lecito pensare che dei giocatori professionisti abbiano il fuoco agonistico ed il vigore sportivo nel voler dimostrare al proprio mister di poter contare su di loro. Tutto bene, fa parte del gioco. Montella aveva avvisato in conferenza – “mi piacerebbe fare un cambio per reparto“-, e contro il Grifone è stato di parola: nessuno stravolgimento e solo due cambi. Tutto nella normalità del calcio, con Poli adattato terzino e Honda rispolverato dalla naftalina per regalare respiro a Suso. Ed è proprio qui che va posta la lente d’ingrandimento.

genoa-milan-honda

Con solo due facce diverse dalle solite 11, l’aeroplanino ha inconsciamente smontato il suo giocattolo, cambiando completamente la fisionomia di un punto di forza del Diavolo: la fascia destra. Troppo facile affermare come Montella abbia sbagliato, più profonda invece la riflessione da effettuare dietro le scelte del campano. Se Vincenzo fa giocare Andrea e Keisuke è perchè non ha altro, e questo è il punto. Colpito e affondato. Il nipponico scende in campo perchè lo stacanovista Suso, da settimane, necessitava riposo prima di un fisiologico blackout. E già qui abbiamo un segnale di come si abbia una sola freccia nella faretra. L’italiano poi, situazione ancor più critica, viene schierato fuori ruolo per coprire una falla, una voragine aperta da una sequela di infortuni. Con fuori Calabria, fuori Antonelli, Vangioni lontano da ogni possibile rotazione, ed Abate esausto dopo la battaglia vinta contro i bianconeri, Poli risultava essere l’unica soluzione, anche se adattato. La colpa dunque non va assegnata ai ragazzi che, da professionisti esemplari, hanno dato e fatto ciò che potevano; tantomeno al tecnico costretto da scelte obbligate, ma direttamente alla società, rea di aver fornito una rosa non all’altezza degli intoccabili.

La panchina, ad oggi, è un vero problema strutturale per il Diavolo. Le uniche risorse alle quali Montella può attingere, che spesso siedono al suo fianco, sono Gianluca Lapadula e Gustavo Gomez: il bomber italoperuviano per la scossa, la garra, la grinta e la fisicità che può instillare a partita in corso; il centrale paraguaiano perchè, in prospettiva, può mutarsi in un centrale solido e roccioso, sul quale fare affidamento per il futuro vista la carta d’identità. Per il resto, si registra un triste encefalogramma piatto, al quale si aggiungono le importante defezioni, tutte in un solo reparto, di Montella, Mati Ferndez e Bertolacci. In attesa che anche le riserve vengano irrobustite, Montella tornerà a punterà sui propri fedelissimi, alla ricerca di nuove fonti. Sapendo però che non può fare 38 giornate senza cambi.

Foto fornite da acmilan.com

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