‘Lupetto’ Mannari, il pupillo di Gullit: il racconto a 29 anni dall’esordio con il Milan

7 FEBBRAIO 1988 – MANNARI: CI SONO ANCH’IO…
Era un periodo del girone di ritorno in cui il primissimo Milan allenato da Arrigo Sacchi con Silvio Berlusconi in prima linea a ispirarselo e a goderselo, faceva meglio in casa che in trasferta. Vittorie casalinghe a San Siro contro Pisa, Cesena e Sampdoria, pareggi in trasferta contro Fiorentina, Ascoli e Torino. E proprio dopo un 1-1 a Firenze, con il Milan in vantaggio 1-0 sul Cesena nella partita successiva a Milano, ecco che Arrigo Sacchi decide. Graziano Mannari può entrare. Nato il 19 aprile 1969, non aveva ancora 19 anni e non era ancora “Lupetto”. Il suo primo soprannome era Pier Silvio, per la somiglianza con il figlio, grande tifoso milanista, proprio del presidente Berlusconi. Mannari era stato anche scelto, in quegli anni, come testimonial per uno spot contro la violenza negli stadi. Filmato quanto mai opportuno, dopo il petardo sul portiere Tancredi in Milan-Roma di pochi mesi prima…

MANNARI: DAL CESENA ALLA JUVENTUS
Dopo il suo ingresso in campo nel secondo tempo di Milan-Cesena del 7 febbraio 1988 (29 anni e 2 giorni fa) proprio al posto di Ruud Gullit che aveva un problemino al ginocchio ma che stravedeva per il giovane attaccante livornese di Cecina, il buon Mannari propizia il gol del raddoppio di Evani. Toccherà poi a Massaro fissare il risultato sul 3-0. Per Sacchi era un premio ai giovani rossoneri: le rose all’epoca erano ristrettissime e ogni sostituzione al di fuori dei 13-14 titolari era un evento. Dopo Mannari, nel prosieguo del girone di ritorno, il tecnico rossonero diede un premio contro il Pescara a Massimiliano Cappellini e ad Emiliano Rufo Verga. Ma il Milan-Cesena di quel pomeriggio è rimasto nel cuore di Mannari. Che avrebbe poi dimostrato, il 12 marzo 1989, poco più di un anno dopo, di non aver dimenticato i colori bianconeri: Milan-Juventus 4-0 in campionato, con due gol di Graziano, il terzo e il quarto, al portiere juventino Tacconi.

SACCHI CI CREDEVA, MA TIBIA E PERONE FRENANO TUTTO
Arrigo Sacchi credeva molto nell’entusiasmo e nella disponibilità ad imparare concetti e movimenti da parte di Graziano Mannari. Qualcuno pensa che mentre, una decina d’anni dopo, Arrigo Sacchi consigliava Josè Mari ad Adriano Galliani, ci fosse nello spagnolo qualcosa che al tecnico di Fusignano ricordasse proprio il miglior Mannari. Ma, tre giorni dopo il suo esordio del 7 febbraio ’88 in Milan-Cesena, il giovane livornese si frattura tibia e perone in allenamento. A quell’età e a quei tempi con le tecniche mediche dell’epoca, era un infortunio che arrivava davvero a segnare una carriera. Lo stesso Mannari faceva molto leva sulla velocità e sulle doti fisiche, per sfruttare al meglio le proprie caratteristiche. Nonostante le ottime prove della stagione successiva all’esordio, quella del 1988-89 iniziata con suo gran gol a Madrid contro il Real nel Trofeo Santiago Bernabeu, Mannari fatica infatti a fare il salto di qualità necessario per rimanere stabilmente in quella grande squadra e chiude la sua carriera rossonera passando al Como nell’estate ’89, dopo 24 presenze ufficiali e 8 gol nel Milan. Si trattava dell’operazione di mercato che avrebbe portato per tanti anni Marco Simone in rossonero. Ancora oggi, Graziano Mannari è acceso tifoso del Milan e in cuor suo è pentito di non essersi opposto a quel trasferimento al Como. Lo dice ancora oggi sorridendo: “Avrei dovuto rimanere… ma volevo giocare e con tutti quei campioni non era possibile… peccato”.

Fonte: acmilan.com

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