Derby dai due volti, vince Icardi. Montella, il credito sta per esaurirsi

Icardi batte Milan 3-2. E condanna il Diavolo ad altri giorni di vibrante preoccupazione sulla bontà dell’intero progetto tecnico. Il derby era un’occasione più che ghiotta per riscattare in un colpo solo un inizio di stagione difficile, tra risultati negativi e un’identità ancora tutta da trovare. Se il campo non ha dato risposte chiare, tra un primo tempo deprimente e una ripresa al contrario coraggiosa e positiva, il risultato è impietoso. Così come è cruda la fotografia di questo parziale di campionato milanista: Bonucci e compagni escono dal derby con in tasca la 4^ sconfitta in otto gare di campionato e distanti ben sette punti dal quarto posto Champions. Non ancora una sentenza, non a ottobre, ma un dato pesante e inaspettato.

Secondo una frase ricorrente e alquanto inflazionata nel mondo del calcio, “i derby non si giocano, ma si vincono”. In sostanza, in una stracittadina, ancor di più rispetto a una partita “normale”, conta il risultato a dispetto della qualità del gioco e della prestazione. E il Milan, seppur senza demeritare, ieri ha perso. Può reclamare per le tante occasioni non finalizzate e perché battuto dalla tripletta di un fenomeno dell’area di rigore come Icardi, ma ha perso la terza gara consecutiva in Serie A. Se non è un disastro, poco ci manca. Ma oggi più delle scorse settimane, con l’amaro in bocca di un derby sfuggito al fotofinish, è utile analizzare i punti positivi della serata. Come la reazione di carattere della squadra, da passiva e timorosa nella prima metà di gara a coraggiosa e grintosa nella ripresa. Oppure al ritrovamento di Bonaventura e Suso, ispirati e a tratti imprendibili nel ruolo da mezzali di qualità a ispirare due punte centrali: un cambio tattico che, unito al registro mentale diverso visto nella ripresa, ha reso il Milan pericolosissimo in fase offensiva. Tanto da rimontare due volte l’Inter, che non aveva mai subito reti nei secondi tempi.

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Ridurre il ko del Milan alla vena di Icardi e all’episodio da rigore al 90′ sarebbe miope e controproducente. Perché la squadra ha palesato ancora limiti preoccupanti nella tenuta difensiva – in particolare nella fase di non possesso e nei meccanismi di reparto della difesa a tre – e perché tanti singoli hanno reso nuovamente al di sotto del loro potenziale, con errori tecnici (Biglia e Kessie) e disattenzioni (Bonucci e Rodriguez) non all’altezza di questa rosa. Ma per ripartire serve costruire o migliorare tutto ciò che è emerso dal derby. Cioè che il Milan è sempre pericoloso con in campo due punte “vere” e che Suso rende meglio in una posizione più arretrata rispetto a quella di seconda punta (decentrato e arretrato, diventa devastante), ma soprattutto che deve crescere il trio Musacchio-Bonucci-Romagnoli: i gol subiti (ben 13) sono un’enormità. Il credito di Montella sta per esaurirsi: per una ricarica occorrono sei punti tra Genoa e Chievo.

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