Psyco-Milan: tra obiettivi sbandierati e social impazziti, il rischio flop é altissimo

Fragile. Il Milan versione 2017/2018 si sta riscoprendo emotivamente molle, aldilà di qualsivoglia analisi tecnico tattica. Nonostante una campagna acquisti da record sia per il club di Via Aldo Rossi che per l’intero movimento calcistico tricolore, seppur non priva di alcune pecche, la compagine alle dipendenze di Vincenzo Montella sta vivendo una crisi mentale evidente. E che rischia, addirittura prima di scendere in campo, di impedire a Bonucci e soci di raggiungere gli obiettivi stagionali fissati, non troppo velatamente, dalla società.

Ed è qui, probabilmente, che risiede l’origine di tali problemi. Al netto, infatti, di una nuova strategia comunicativa che ha avuto il merito di accendere un entusiasmo senza precedenti nei tifosi -chapeau Fabio Guadagnini– il possibile errore di Marco Fassone é stato quello di sbilanciarsi forse eccessivamente sugli obiettivi del Milan 2017/2018.

Chiariamolo bene, a scanso di equivoci: una società che investe circa 230 milioni di euro in estate ha tutto il diritto di pretendere la qualificazione alla Champions League. Se, poi, questa si chiama Milan, è ammissibile -e forse quasi doveroso- poter pensare di fare addirittura qualcosa in più. Il problema, tuttavia, sta nel dichiararlo fin troppo apertamente, ammettendo che senza il ritorno nell’Europa dei grandi le conseguenze sarebbero abbastanza dure, fra possibili cessioni e mercati al ribasso.

La chiarezza, comunque caratteristica per cui Fassone, ma anche Mirabelli, merita soltanto elogi, a volte può rivelarsi nociva. Caricare, però, una squadra appena formata, la cui età media supera di poco i venticinque anni, con la responsabilità di dover a tutti i costi arrivare fra le prime quattro in un campionato duro e competitivo -non ce ne vogliano i pessimisti del calcio italico- come la Serie A, potrebbe essere stato un grave errore.

Correggere il tiro, successivamente, chiosando come l’accesso alla Champions “non sia obbligatorio”, obiettivamente serve a poco. Crea confusione fra i tifosi e, se possibile, maggiore sconforto fra i giocatori. I quali, forse, potrebbero anche iniziare a concentrarsi più sul rettangolo verde che non su quello del proprio smartphone. Senza incappare in like galeotti e post tanto inutili quanto scontati.

Il rischio di sbagliare, oggi, è altissimo. E questo, dalle parti di Milanello, lo sanno bene. Per tale ragione occorre assolutamente reagire, consci che chiudersi nella paura sarebbe peccato mortale ed imperdonabile. Anche perchè, alla ripresa del campionato -prima o poi riusciremo a liberarci di queste soste per le Nazionali- ci sarà il derby. Sostanzialmente, la gara dell’anno. E giocarla con timore potrebbe portare conseguenze devastanti.

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