L’alibi di Kalinic e André Silva

Più che un “pallino”, per Silvio Berlusconi è sempre stato un “dogma”: il Milan deve schierare almeno due punte in attacco. E sembra proprio che Rino Gattuso abbia rinnegato gli insegnamenti del suo ex presidente, visto che il collaudato 4-3-3 prevede un solo bomber di ruolo al centro del reparto avanzato. Fin qui i risultati e l’equilibrio hanno dato ragione al tecnico rossonero, ma gli scarsi rendimenti degli attaccanti arrivati la scorsa estate sono sotto gli occhi di tutti. Eppure varrebbe la pena riflettere sulla resa di Nikola Kalinic e André Silva.

Il croato, ad esempio, si è ritrovato quasi sempre da solo al centro dell’attacco rossonero, ma ai tempi della Fiorentina, dove ha segnato a raffica, era sempre sostenuto in avanti dal supporto di Federico Bernardeschi e Josip Ilicic. Anche ai tempi del Dnipro, arrivato addirittura in finale di Europa League, il buon Kalinic era supportato da tre trequartisti, tra i quali il brasiliano Matheus particolarmente prolifico.

Stesso discorso per André Silva che nel Porto, sfidante tra l’altro della Juventus negli ottavi di finale della Champions League dello scorso anno, ha giocato sempre in un 4-4-2, con Jota o Soares quali compagni di reparto. La mobilità di Silva ha sempre facilitato i movimenti di un partner d’attacco, portando spesso la squadra lusitana a creare occasioni da gol. E con la Nazionale portoghese la presenza di Cristiano Ronaldo ha da sempre messo il giocatore del Milan in condizione di trovarsi servito davanti alla porta avversaria. Insomma, c’è da pensare se in un nuovo assetto tattico i due investimenti della scorsa estate rossonera possan rivelarsi più prolifici e rispondenti alle aspettative.

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