Paolo, ora abbiamo bisogno di te

Non era questo che volevamo. Quando le strade del Milan e quelle di Berlusconi si sono separate, ci si aspettava qualcosa di diverso. Una nuova era, un cammino meno in salita. I 230 milioni spesi lo scorso anno sul mercato avevano fatto sognare i tifosi, stanchi delle ultime (troppe) campagne di parametri zero. Ma tutta quella ricchezza è stata solo un fuoco di paglia, temporanea e anche inutile, visti i risultati della stagione.

La paura, adesso, è quella di diventare un giocattolo che passa di moda troppo in fretta, che tutti vogliono ma che nessuno può mantenere. Elliott è un fondo sicuro? Duraturo? O tra un anno passeremo in altre mani, magari ancora una volta vuote? E’ facile rispondere oggi, un po’ meno, alla luce di quanto accaduto con la proprietà cinese, prevedere il resto.

Quel che è importante ora, forse più di tutto il resto, è recuperare l’identità del Milan. Non solo l’attaccamento alla maglia, che con Gattuso sembra stia tornando in fretta, ma soprattutto l’identità, nel senso di filosofia, quello stile che ha contraddistinto la società per anni, rendendola compatta e internazionale anche quando il campo non restituiva vittorie.

Per farlo in fretta, c’è bisogno di lui: Paolo Maldini, l’uomo che più di tutti ha incarnato i successi rossoneri degli ultimi 20 anni, nato milanista e uno dei pochi a sapere davvero cosa significhi “essere il Milan”. Il suo ritorno è invocato da anni ma non si è mai concretizzato. Questo sembra il momento più giusto e necessario.

Forse con uno come lui, simbolo indelebile di un passato che stiamo provando a rincorrere, sarà possibile ripartire da dove ci siamo fermati.

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