SM ESCLUSIVO • Brocchi: “Sono troppo innamorato del Milan, ma meritavo di più. Ora aspetto un’opportunità”

“Il Milan dei milanisti” piace anche a Cristian Brocchi. Lui che con Paolo Maldini, ad esempio, ha condiviso una parte del suo percorso rossonero. Nonostante l’amarezza per come, due anni fa, si concluse la sua avventura sulla panchina del Milan, c’è grande entusiasmo anche da parte dell’ex tecnico per il nuovo corso avviato da Elliott.

Ti hanno colpito le prime scelte?
“Penso che il Milan si sia sempre distinto per valori importanti, invidiati da tutti. Leo e Maldini incarnano questi valori e sono persone in grado di riportare il club in alto”.

Sarà perdonata la parentesi interista di Leonardo?
“I tifosi devono capire che in questo mondo ci sono situazioni che possono succedere. Vorrei sottolineare che Leonardo non rifiutò mica la panchina del Milan per andare all’Inter. Colse solo un’opportunità e fece bene”.

Higuain a parte, che sarebbe troppo facile, chi ti incuriosisce di più dei nuovi acquisti?
“Sinceramente sono più curioso di rivedere quelli che arrivarono l’anno scorso. Dopo un anno la squadra si è amalgamata, i ragazzi si sono conosciuti e certamente oggi hanno un terminale offensivo unico come Higuain. Voglio capire come si ripartiranno”.

Dove può arrivare questo Milan?
“Può avere un ruolo da protagonista e ambire a posizioni importanti, anche se le prime partite non sono per forza da intendere come indicatori sul lungo periodo”.

Reina stimolerà il “tuo” Donnarumma?
“A prescindere dalle difficoltà e dagli errori che tutti i portieri fanno, Gigio è uno dei più forti in assoluto nel suo ruolo. Ci si aspettava che crescesse di più, ma parte da una base unica. Valerio Fiori lo farà senz’altro migliorare”.

Sei d’accordo con Tassotti sul fatto che l’anno scorso ci fossero troppi interisti al Milan?
“Non è mai piacevole parlare di queste cose, siamo tutti professionisti e pensiamo al vecchio Milan e ai valori che ci ha trasmesso. E’ normale pensarla come Mauro, perché siamo uniti da valori comuni. Quando cambiano le proprietà può succedere di tutto, ma cerchiamo di guardare solo a questo ritorno alle origini”.

E se chiamassero anche te?

“E’ un discorso che ora non sta in piedi. Ho dato tutto me stesso e sono ancora dispiaciuto per la fine della mia avventura. Ma sono troppo innamorato della famiglia Milan per parlare di quello che è stato. Certo, avrei meritato più rispetto e meno attacchi”.

Resti comunque attento a nuove opportunità?
“Sono tornato dalla Cina, dove ho lavorato al fianco di Capello. Ho fatto un ottima stagione, ora guarderò un po’ di partite e, se ci sarà l’occasione giusta, ripartirò. In fondo, penso di meritarlo per l’impegno e la professionialità che ho sempre dimostrato”.

La tua carriera di tecnico è cominciata dalle giovanili: abbiamo perso l’occasione delle squadre B?
“Sono sempre stato favorevole alle squadre B, perché il gap tra la Primavera e la Prima Squadra è ancora ampio. Sarebbe stata un’occasione per confrontarsi in campionati di un livello superiore, poter visionare da vicino i giovani senza mandarli qua e là in prestito. La strada è da percorrere, ma nella maniera giusta perché anche la soluzione di giocare in Lega Pro non mi convince pienamente”.

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