Dai top player ai dirigenti top. L’evoluzione del calcio

Nel 1986 il visionario che cambiò il calcio commercialmente fu Berlusconi. Seppe innovarlo anche dal punto di vista tecnico tattico scegliendo Arrigo Sacchi, assumendosi un rischio che in pochi avrebbe corso.

Se oggi il Milan ha ancora appeal, lo deve certamente ai 25 anni di vittorie berlusconiane. Mai banali, frutto di gioco e spirito vincente che lui per primo fu capace di trasferire ad allenatori e giocatori.

In questi anni il calcio è cambiato nuovamente. Lo sport come la vita, vive di cicli e metodologie in costante evoluzione. Il Diavolo del Cavaliere era ormai fuori dal tempo. Si è passati a quello di Li, ma era ahinoi virtuale. Un all in sconsiderato per colmare un gap troppo grande e che comunque non si sarebbe ridotto esclusivamente acquistando giocatori su giocatori.

Da qualche mese stiamo imparando a conoscere l’approccio di Elliott. Le mosse di quest’estate della nuova società e quelle che stiamo osservando anche ora a calciomercato chiuso, rappresentano il calcio del 2018; in primis occorre costruire una società forte, solida dal punto di vista economico e con un organigramma granitico, in grado di programmare a tutti i livelli. Leonardo e Maldini sono le teste e la facce che danno identità, know-how e credibilità. La volontà di ingaggiare Gazidis sarebbe l’ultimo necessario step che il Milan oggi deve fare per tornare a pensare in grande, ovvero avvalersi di un amministratore delegato in grado di far crescere il fatturato.

In questo momento l’Arsenal dello stesso Gazidis, è la sesta squadra europea per introiti, dietro solo agli sceicchi del PSG e City, oltre che a Barça, Real Madrid e Bayern Monaco. I numeri dicono che sarebbe la ciliegina perfetta su un’organigramma già di tutto rispetto. La prossima settimana potrebbe essere la settimana decisiva per il suo approdo a Milanello. Non scalda i cuori forse, ma riempie le casse.

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