Abate, Di Francesco e quel salvataggio che ti cambia una stagione: chapeau, caro vecchio “Igna”

Un match è fatto di momenti, episodi. E il Milan ne sa qualcosa, decisamente. A Roma per poco un rinvio sbagliato di Calabria non toglie due punti al Milan. Contro l’Atalanta la respinta di Donnarumma finisce esattamente sui piedi di Rigoni. A Empoli Romagnoli apparecchia di fatto il pareggio. Al Mapei, per una volta, il Diavolo non è crollato causa episodi. Merito dell’uomo che non ti aspetti, il buon Ignazio Abate.

Minuto 34. Palla da urlo di Boateng per Di Francesco che arriva solo dalla parte opposta. Donnarumma è già praticamente battuto. Di Francesco deve solo spingerla in porta. Ma da dietro, partito con un ritardo di un paio di metri, spunta il 20 rossonero. Scivolata disperata: solo palla. Angolo Sassuolo.

Sono attimi, di quelli che ti cambiano una partita. Alle volte le stagioni. Perchè andare sotto a Reggio Emilia dopo tre pari con Cagliari, Atalanta e Empoli sarebbe stato, probabilmente, il colpo fatale per una squadra già di per sè fragilissima a livello di tenuta. E Abate lo sa, lo ammette lui stesso: “Sono attimi. È stato un intervento che fa parte del repertorio di noi difensori, dobbiamo pensare a questo mentre avanti pensano a sbloccare”. Già, sono attimi. Decisamente decisivi. A volte ti gira bene, a volte no. Perché poi, si sa, la fortuna aiuta gli audaci. Sempre parola del 20: “Come ho fatto a non farmi autogol? Non lo so, mi è girata bene diciamo. Quando gli episodi li affronti con la determinazione giusta ti gira bene”.

Il salvataggio, sì, ma anche una prestazione tutto sommato più che sufficiente per Abate. Che, del resto, è l’ultimo ed unico superstite dell’ultimo scudetto rossonero. Un altro è in panchina (Rino), un altro ancora fra gli avversari (Boateng). Insomma, forse, in attesa del rientro di Conti sarebbe utile giostrare lui e Calabria sulla destra: alternare esperienza, in momenti come questi, a freschezza, in periodi in cui le cose girano tendenzialmente meglio. Perchè, adesso è chiaro, il caro vecchio “Igna” non è poi così male…

 

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