Ma non era tutta colpa di Gigio?

Come avevamo anticipato – e temuto – qualche settimana fa, dopo la sosta il Diavolo invece che rinvigorirsi, si sgonfia. Ci si aspettava una reazione, almeno d’orgoglio, dopo il derby. Ne è arrivata una anche peggiore, sotto il profilo dell’atteggiamento. Molti sul banco degli imputati: da Rino Gattuso, che assomiglia sempre più a un timoniere che sta perdendo il controllo – incapace di rimettere la barca sulla rotta giusta – a Higuain, nervoso, svogliato e dannoso. Chi chiedeva la testa di Donnarumma dopo il derby ha dovuto attendere poco per ricevere una risposta. La prestazione di Reina non metterà in difficoltà Gattuso nelle prossime scelte, confermando quella sensazione che si intuiva, ovvero che il problema della squadra non riguarda principalmente l’estremo difensore. Le seconde linee hanno tradito le attese, ma anche pilastri come Romagnoli e Bonaventura hanno steccato completamente.

L’alibi dell’avversario può reggere, ma non fino in fondo. Perché è vero, il Betis è una squadra molto ostica da affrontare in un momento del genere: tipicamente spagnola, che gioca un calcio propositivo e non butta via un pallone. Tasso tecnico elevato, tra cui spiccano le individualità di Lo Celso, Sanabria e Canales, e tanta saggezza nei piedi e nella testa di William Carvalho. Uno che avevamo ammirato anche al Mondiale e in occasione della sconfitta azzurra in Portogallo. La controfigura del rossonero Bakayoko, ancora una volta apparso fuori luogo.

CAPITOLO GATTUSO – L’allenatore sbaglia tutto o quasi. Che le sedute da psicologo non abbiano sortito gli effetti sperati lo si capisce fin da subito. La squadra è molle, non ha ancora assorbito le scorie del derby e soprattutto non fraseggia più come qualche mese fa perché ha perso fiducia e certezze. Unito ai grossi limiti di personalità rende tutto più complicato. Caldara rimane un mistero, se non dargli minutaggio in Europa League quando avrà la sua opportunità? Cutrone (nello spartito di Gattuso) può giocare da titolare solo in Europa, perché farlo partire ancora dalla panchina? Ostinarsi a schierare Bakayoko in quella zona di campo da mezz’ala è inutile. Aldilà delle scelte, Gattuso è apparso molto confuso, ha cambiato sistema di gioco più volte, sente che la squadra non ha una precisa identità e non riesce a esprimere in campo ciò che gli chiede.

IL PIPITA FURIOSO – Nel derby sembrava un leone in gabbia, che ha mostrato la sua versione sbiadita anche a causa degli scarsi rifornimenti; contro il Betis – invece – ci ha messo molto di suo, sicuramente più di quel 30% imputatogli dal mister due giorni fa. Higuain ha molta rabbia dentro, vorrebbe spaccare il mondo e dimostrare a chi lo ha scaricato che vale molto di più. Ma è importante canalizzare questa voglia di rivincita in energia positiva e in gol: come il Pipita di Cagliari – per intenderci – quando è uscito dal campo infuriato per non aver vinto; non quello che cade nel tranello dell’irascibilità. L’argentino dovrà lavorare molto sull’ aspetto mentale, per evitare crisi di nervi come successe nella sua avventura ai piedi del Vesuvio.

PROBLEMA EUROPA LEAGUE – La storia recente del Milan ci racconta uno scarso feeling con la competizione europea. Affrontandola in questo modo – senza concentrazione e motivazione – è solo un peso, perché toglie energie al campionato e, incappando in figuracce, deprime la squadra e destabilizza l’ambiente. Per tale motivo è necessario tornare appena possibile nell’Europa che conta.

Riavvolgendo il nastro, si notano diverse analogie tra il percorso di Gattuso e quello del suo predecessore Montella. Dopo una prima stagione sorprendente (anche se Rino è entrato in corsa), entrambi si sono meritati il rinnovo del contratto e l’investitura da parte dei tifosi e società ad aprire un nuovo ciclo. Nel secondo anno, iniziano gli scricchioli, con il Milan che va in crisi di risultati. Dopo la sosta di ottobre anche Montella perde il derby, il giovedì seguente pareggia in Europa League in casa contro il Rijeka e la domenica seguente pareggia ancora in casa contro il Genoa. Tutti chiedono l’esonero, che arriva solamente un mese dopo. La sensazione è che Gattuso abbia meno tempo per salvare la pelle e virare l’equipaggio su acque tranquille.

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