Tre buoni motivi per far giocare Stefan Simic contro la Lazio

Stefan Simic è nato a Praga da genitori bosniaci. E’ giovane, non precoce: 24enne fra due mesi esatti. Ha giocato in Serie A, l’anno scorso a Crotone. E ha già debuttato in Nazionale con la sua Repubblica Ceca. E’ del Milan dal 2013 eppure il campo, da rossonero, non l’ha mai visto (se non in amichevole). Storia strana, ma neanche troppo. Di giovani di proprietà di grandi squadre che girano in prestito fino a scadenza se ne vedono. Per fare un nome, Nmandi Oduamadi: 28enne nigeriano, è stato del Milan nelle ultime sette stagioni. Oggi gioca a Tirana, ma fino a giugno si allenava nel gruppo di Gattuso. Insomma esordì nel 2010, poi il nulla.

Ecco la storia di Simic, ad oggi, non era poi così diversa da quella del buon Odu. Ma, banalizzando, “il calcio è strano è Beppe”. In un mese il Milan si sfascia. Fuori nell’ordine: Caldara, Musacchio e Romagnoli. E lui da quinta riserva si ritrova titolare in un’ipotetica difesa a quattro. Finirà che in un modo nell’altro il Milan si arrabatterà diversamente, lo sappiamo. Ma a pensar bene tre buone ragioni per buttarlo nella mischia ci sarebbero. Eccole.

  1. Il primo motivo è molto banale e molto pratico. Simic non è un fuori rosa: è a tutti gli effetti parte del gruppo di Gattuso. Ciò significa che all’interno del progetto tecnico un ruolo, per quanto infinitamente ridotto, ce l’ha. Lo stesso Rino ha palesato che chi non rientra nel suo piano calcistico va di fatto fuori rosa. Il caso Montolivo ne è la prova evidente. Non sei nei miei schemi: ti alleni con noi, ma la domenica stai a casa. Mentre fino a prova contraria Simic è stato seduto in panchina e convocato anche quando tutti i compagni di reparto erano a disposizione. Vuol dire che per Gattuso vale qualcosa.
  2. Il secondo motivo è molto di campo. La soluzione Simic sarebbe la più comoda per tutti: non snaturerebbe nessuno. E non è un dettaglio. Lui i meccanismi della linea a quattro li conosce: li prova da luglio, se non altro in allenamento. Arretrare Kessié significherebbe svuotare l’ultima casella del centrocampo titolare e piazzare al centro della difesa uno che quei movimenti li prova da meno di una settimana. Mentre tornare a tre dietro comporterebbe un ulteriore snaturamento del tutto, già di per sé ribaltato.
  3. Il terzo motivo è molto psicologico. Stefan Simic non ha nulla da perdere. E’ risaputo che sia il quinto difensore centrale del Milan, dietro a Romagnoli, Musacchio, Caldara e perfino a Zapata nelle gerarchie di Gattuso. Non è stato pagato milioni e non è arrivato in pompa magna (vedi Caldara). Semplicemente c’è sempre stato. Nessuno si aspetta da lui che salvi il Milan, perché non è lì per questo semplicemente. Serve una mano, non un miracolo.

di Lorenzo Del Papa

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