Paquetà vuol dire fiducia. Ma anche pazienza…

Carneade, chi era costui?”, si chiedeva don Abbondio in uno dei passaggi più celebri de I Promessi Sposi. La stessa domanda riecheggia tra un bel po’ di tifosi del Milan, lontani dalle vicende brasiliane, riguardo alle prestazioni di Lucas Paquetà, il primo sicuro acquisto del mercato invernale rossonero. Certo, alcuni precedenti illustri fanno ben sperare, visto che difficilmente il Milan ha pescato male in Brasile: basti ricordare le prime prestazioni di Alexandre Pato, per non dire di Thiago Silva. Insomma, ci sono tutte le carte in regola per un innesto in grado di fare la differenza. Ma con cautela.

L’ultima voce sul curriculum in ordine di tempo parla di un riconoscimento prestigioso: Paquetà è stato votato #MVP come miglior centrocampista del Brasilerao 2018. Tuttavia, è bene essere prudenti senza aspettarsi svolte da un singolo, per quanto forte, giocatore. Si tratta pur sempre di un giovane in arrivo dal Sudamerica, senza alcuna esperienza in Europa, pronto a calarsi subito a gennaio in un campionato difficile come la Serie A che, classifica alla mano, sta dando segnali di maggior qualità rispetto agli ultimi anni. Ma si sa: i milanisti sono di palato fine e difficilmente concederanno dosi di fiducia a tempo indeterminato.

Tutto gioca a favore del brasiliano, fortemente seguito e voluto da Leonardo che conosce bene i talenti del suo Paese d’origine. Di sicuro, il Milan non avrà fretta. Le ultime esperienze insegnano che sarebbe controproducente caricare di troppe aspettative l’arrivo di un giocatore per poi liquidarlo con facilità dopo qualche mese di rodaggio. L’esperienza di André Silva, calatosi nella Serie A in un Milan con troppe incognite, fa capire come sia bene concedere tempo a chi ha mostrato qualità innegabili.

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