Abbattere e rimpiazzare San Siro è cosa buona e giusta

Chiedi a 100 tizi diversi se distruggerebbero San Siro. Ti diranno tutti la stessa cosa. Fosse il popolo a decidere delle cose del calcio il tema non esisterebbe nemmeno. Ma il calcio non è democratico, semmai oligarchico. Democrazia, forse, non è sempre uguale a giusto. E allora a comandare, nel calcio, ci sta quell’uno su cento che se gli chiedi “ma tu lo abbatteresti” ti risponde di sì. 

Che la distruzione di San Siro non sia gradita a nessuno è palese. Del resto la distruzione è per sua natura poco gradita, o quantomeno difficile da accettare, perché da definizione stabilisce uno scarto dal passato. Se poi ad essere distrutto è San Siro, da poco gradita diventa inaccettabile: nel senso letterale di impossibile da accettare. Ma tant’è, bisognerà farsene una ragione. Checcé se ne voglia. 

San Siro non sarà il primo tempio violato. Highbury, Maracanà, Wembley, White Hart Lane, Vicente Calderón, per esempio. Non tutti rapati a zero (qualcuno sì), ma insomma un cambio look stucchevole. Guardando a questi cinque, il paragone con San Siro genera due considerazioni banali. A) Nessuno ha la storia di San Siro. B) Quasi tutti hanno lasciato il posto a impianti decisamente più capienti. 

Ecco, per non perdere il treno pare si debba soprassedere a quei due temi lì: la storia di San Siro e la capienza del nuovo impianto. Operazione non impossibile. Per vincere servono tanti soldi. Il circolo virtuoso della Juve sta tutto lì: ogni anno vince, ogni anno guadagna, ogni anno diventa più forte. Non che tutto il guadagno derivi dallo stadio, ma qualcosa c’entra. Oggi nella ricchezza dei club i ricavi del proprio impianto possono incidere tantissimo. Prendiamo Arsenal e Milan della scorsa stagione. Entrambe in Europa League, entrambe seste a fine campionato, entrambe forti di un ricco mercato estivo. Ebbene, ricavi da stadio Arsenal: 111,6 milioni di euro. Ricavi da stadio Milan: 36,9 milioni di euro. Capienza indicativa Emirates Stadium: 60 mila. Capienza indicativa San Siro: 80 mila. Benissimo, qualcosa non funziona. Anzi, qualcosa da altre parti funziona meglio. 

Ora, aldilà dell’impossibilità evidente di eguagliare in tempi brevi (ma neppure lunghi) gli standard inglesi, il nuovo stadio andrebbe quantomeno a dimezzare quel gap. Parlandosi chiaro, economicamente sarebbe la classica manna dal cielo. Più di quanto non lo sia l’Allianz per la Juve, per un fattore molto semplice: il nuovo San Siro insisterebbe più o meno sulle stesse logiche, ma avrebbe 20mila posti in più. Tipo che Allianz Stadium + Benito Stirpe = nuovo stadio Inter-Milan. A parità di modernità, in effetti, i numeri provano come la capienza faccia ancora la sua parte.

Sul fatto che il nuovo stadio convenga a tutti, alla fine, non ci sono troppi dubbi. È quasi oggettivo. Ciò che più turba chi San Siro lo abita una volta a settimana è il tema distruzione. Ma San Siro può essere un oggetto di antiquariato? Diciamocelo, mantenere uno stadio che non può più fare lo stadio è di per sé una contraddizione. Si è detto di farne un museo, ma è San Siro senza una partita di pallone? O di tenerlo per la Nazionale, ma non è San Siro senza la Inter o Milan. O no?

di Lorenzo Del Papa

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